Stefano Camilloni
Il ministro degli esteri propone ingressi secondo le esigenze dell’Italia e ribadisce la necessità del reato di clandestinità Roma, 15 luglio 2008 – "Le quote d’ingresso verranno viste da me insieme ai ministri Sacconi e Maroni. L’obiettivo è chiamare quelli di cui c’è bisogno". Lo ha detto ieri Franco Frattini a Sky Tg24, a proposito delle norme che regolano gli ingressi in Italia degli lavoratori extracomunitari.
"Noi vogliamo offrire posti di lavoro, e c’è necessità in tanti settori, ma vogliamo sapere quanti lavoratori sono necessari e per quali categorie professionali, in quali regioni e territori – ha spiegato il ministro degli Esteri -. Sono gli imprenditori – ha precisato – che devono dirci di quanti operai, di quanti falegnami, idraulici o infermieri hanno bisogno e dove, altrimenti apriamo le porte senza criterio e ci sono le persone che perdono il lavoro e finiscono per strada".
Le dichiarazioni di Franco Frattini fanno eco a disposizioni già adottate da alcuni paesi, tra cui ad esempio la Francia. "Nel resto d’Europa si fa così – ha fatto infatti notare il ministro -, io stesso da vicepresidente della Commissione avevo presentato una direttiva in proposito, che spero venga approvata in fretta. Dice che ogni stato, con le sue realtà territoriali, debba rendere noto di quanti immigrati extracomunitari ha bisogno e, in base a questo, l’Europa potrà dare delle regole comuni, piuttosto che avere tanti regimi giuridici differenti all’interno dei quali ognuno fa come vuole".
A proposito del reato di clandestinità, il titolare della Farnesina ha affermato che "non è la soluzione ai nostri problemi", ma "quello che occorre è l’espulsione immediata di chi l’ha commesso”. Dunque Frattini si dichiara favorevole a questo tipo di reato, “che serve – ha sottolineato – perché consente di far partire un meccanismo di espulsione accelerata, non perché possiamo immaginare di mettere in galera tutti quelli che verranno condannati".
A.I.
