in

I giuristi: “Rivedere leggi sull’immigrazione per tutelare i diritti”

Seminario della Corte Costituzionale: dalla Consulta spinta innovatrice al cambiamento della normativa sugli immigrati

ROMA, 27 ottobre 2012 –  La Corte Costituzionale, insieme alle Corti sovranazionali, ha avuto un ruolo centrale nella progressiva revisione dello status dello straniero e dell'immigrato in Italia, e dalle sue sentenze e arrivata una spinta innovatrice che ha di fatto preceduto i passi compiuti per via legislativa. Per questo la Corte auspica che le norme si conformino sempre più al nuovo profilo che si è andato via via delineando, rivedendo anche recenti interventi normativi in materia di immigrazione, chiarendone eventuali punti critici ed eliminando automatismi che nella pratica possono confliggere con i diritti essenziali e fondamentali delle persone.

 L'invito – fatto proprio dallo stesso presidente della Corte, Alfonso Quaranta – è emerso chiaramente nel corso di un convegno organizzato dalla stessa Consulta dal titolo "La condizione giuridica dello straniero nella giurisprudenza della Corte costituzionale".

 Dopo l'avvio dei lavori, affidato allo stesso Quaranta che ha poi anche concluso il dibattito, il seminario ha visto le relazioni dei giuristi Guido Corso, Cecilia Corsi e Bruno Nascimbeni, che si sono confrontati sul tema dell'incontro passando in rassegna il lavoro svolto dalla Consulta nel corso degli anni su questo fronte. Un contributo giurisprudenziale che ha progressivamente permesso di passare da una normativa sull'immigrazione improntata principalmente sulla salvaguardia dell'ordine pubblico e sul presidio delle frontiere, e quindi ispirata da esigenze di sicurezza, a una normativa che tiene conto anche dei diritti fondamentali della persona.

Il dato che si è acquisito è che l'intervento pubblico non può limitarsi al controllo degli ingressi, ma investe anche la tutela della salute, l'istruzione, il diritto all'abitazione. Non è un caso che la Consulta abbia sistematicamente "bocciato" quasi tutti i ricorsi che il governo centrale – tentando di far leva su una competenza esclusiva in materia di immigrazione – ha proposto contro le Regioni che hanno legiferato in tal senso.

C'è poi la problematica che riguarda la disciplina di ingresso e di espulsione, che ha avuto un'evoluzione travagliata nel corso degli ultimi 15 anni. Diverse le leggi che si sono avvicendate, dalla Napolitano-Turco del '98 alla Bossi-Fini del 2002, fino al pacchetto sicurezza firmato dall'ex ministro Maroni che introdusse anche il reato di immigrazione clandestina, ma fu per più aspetti censurato dalla Consulta.

Anche gli automatismi che accompagnano l'espulsione o la possibilità di regolarizzare gli immigrati sono stati indicati come un limite da ripensare e sentenze recenti della Corte, come la 172 del 2012, che ha dichiarato illegittima una norma che escludeva automaticamente la possibilità di regolarizzare gli stranieri condannati per reati di scarsa gravità, va in questa direzione.

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]

Regolarizzazione. Sì all’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale

Riccardi: “L’immigrazione è un fattore di crescita”