Milano, 7 dicembre 2017 Il fenomeno delle migrazione può e deve essere visto non solo come una sfida in termini di integrazione, ma anche come una vera e propria risorsa. Il cibo, in questo senso, può ricoprire un ruolo fondamentale. E’ questo uno dei messaggi emersi dalla presentazione dello studio “Food and Migration. Understanding the geopolitical nexus in the Euro-Mediterranean” avvenuta durante l’ottavo Forum della Fondazione Barilla su Alimentazione e Nutrizione, realizzato da MacroGeo insieme a Fondazione Barilla for Food & Nutrition.
Confrontando i numeri degli abitanti con i bacini di approvvigionamento di prodotti alimentari, si può notare che la distribuzione alimentare dei nove principali mercati dell’Europa occidentale (Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Austria e Portogallo) nel 2016 è arrivata a 427 miliardi di euro (+4,3 miliardi di euro per i prodotti di consumo e +0,9% rispetto al 2015). In Paesi come Germania (121miliardi di euro), Francia (100), Italia (57) e Spagna (43) il volume totale del mercato ammonta a circa 321 miliardi di euro e la quota “etnica” per gli alimenti per uso domestico ammonta a circa 3 miliardi di euro. Quota che in futuro potrebbe crescere, come mostra il caso degli Stati Uniti. Qui la “famiglia dei prodotti etnici”, rispetto al mercato alimentare, raggiunge un volume d’affari di 10,5 miliardi di euro. Insomma, integrazione e condivisione stanno dando vita, anche nel mercato transfrontaliero, alla costante ricerca di nuovi sapori da parte dei cuochi, dei produttori alimentari e dei consumatori locali, che si traduce in un beneficio economico concreto. Un esempio? La crescita del mercato delle spezie e delle erbe aromatiche, che si stima possa arrivare fino a 8,74 miliardi di euro nel 2020 con un tasso di crescita del +5% su base annua.