In attesa l’approvazione del Parlamento europeo, ma manca ancora un accordo tra i gruppi politici
Lussemburgo – 5 giugno 2008 – I ministri dell’Interno dell’Ue, per l’Italia Roberto Maroni, hanno dato stamani il loro via libera all’intesa raggiunta sulla direttiva per i rimpatri degli immigrati clandestini extracomunitari. La presidenza di turno slovena punta a far approvare la direttiva dal Parlamento europeo, in prima lettura a giugno.
Il sì dei ministri è arrivato nel corso del Consiglio Giustizia e Affari interni che si sta svolgendo a Lussemburgo. Una direttiva che prevede la possibilita’ di detenzione fino a un massimo di 18 mesi di immigrati clandestini, ma anche il patrocinio pubblico per sostenere le spese di quanti vorranno fare ricorso contro il decreto di espulsione. La direttiva deve ora essere approvata dal Parlamento europeo, ma non dovrebbero esservi problemi in quanto il testo approvato oggi dai ministri tiene conto delle richieste dell’Aula di Strasburgo.
Ieri il testo aveva ottenuto l’approvazione della maggioranza degli ambasciatori degli Stati membri, benché abbiano mantenuto delle riserve, per diverse ragioni, Austria, Repubblica ceca, Belgio e Malta. Tra i punti più controversi, che non convincevano tutti: la durata della ‘detenzione amministrativa’ degli immigrati clandestini nei centri d’accoglienza, che può protrarsi in alcuni casi fino a 18 mesi; il ‘divieto d’ingresso’ valido fino a cinque anni per gli espulsi; la possibilità di detenere ed espellere anche i minori, a certe condizioni.
L’Europarlamento, che deve anch’esso approvare il testo perché entri in vigore, va invece allo scontro. I gruppi politici maggiori non sono riusciti infatti a trovare un accordo preventivo sul testo di compromesso con il Consiglio Ue.
Nel gruppo Pse permane una netta divisione fra le sue componenti nazionali: da una parte italiani, belgi e francesi fortemente contrari al testo ("ci sono dentro tutti i punti per cui critichiamo il decreto sicurezza di Berlusconi in Italia", ha detto il coordinatore di Sd Claudio Fava); dall’altra restano possibilisti tedeschi, spagnoli e britannici. Il gruppo farà un altro tentativo di trovare una posizione comune alla vigilia del voto in plenaria sulla direttiva, previsto per il 18 giugno a Strasburgo.
La relatrice ombra dell’Alleanza liberaldemocratica europea (Alde), l’olandese Jeanine Hennis-Plaaschaert, ha riferito nel pomeriggio ad alcuni cronisti di aspettarsi che gli eurodeputati del suo gruppo votino a favore del testo di compromesso, da lei fortemente sostenuto. "Anche gli italiani dovrebbero votare in maniera coerente", ha aggiunto, con riferimento agli eletti nella Margherita, oggi nel Pd, che a Strasburgo militano nelle file dell’Alde. A favore della direttiva dovrebbe essere, oltre alla destra dell’Uen e forse gli euroscettici, anche il Ppe, ormai dominato dai partiti conservatori.
In realtà, diverse fonti riferiscono di perplessità crescenti all’interno sia dell’Alde che del Ppe, soprattutto dopo una lettera congiunta delle chiese cristiane europee (compresa l’organizzazione dei vescovi cattolici Comece) e della Caritas, inviata il 30 maggio, in cui si criticano sostanzialmente gli stessi punti della direttiva a cui si oppongono la sinistra e i Verdi nell’Europarlamento.
Nonostante le divisioni, sulla carta dovrebbe esserci una maggioranza dell’Europarlamento a favore del testo. Una maggioranza non massiccia, ha riconosciuto Hennis-Plaaschaert, ma tuttavia sufficiente ad approvare il compromesso con il Consiglio in prima lettura, in modo da eliminare il passaggio (più lungo e incerto) della seconda lettura e della piena procedura di co-decisione legislativa. Perché questa approvazione rapida possa avvenire, bisogna che la Plenaria non approvi neanche un emendamento al testo di compromesso. E la maggioranza risicata che si intravede oggi non permette di dare assicurazioni. Socialisti, verdi e comunisti, d’altronde, hanno già annunciato la presentazione di 19 emendamenti.
Hennis-Plaaschaert ha voluto rispondere anche ad alcune critiche (provenienti, ha detto, "dai colleghi italiani del Pse") secondo le quali la direttiva fornirebbe "un pretesto al governo Berlusconi per adottare politiche più repressive contro l’immigrazione clandestina, come se fosse l’Europa a chiederlo".
Secondo l’europarlamentare liberale olandese si tratta di "un falso argomento". Perché in realtà la direttiva stabilisce degli standard minimi di tutela a livello europeo, e gli Stati membri possono benissimo andare oltre, accorciando per esempio il periodo massimo di detenzione amministrativa. "Se il governo Berlusconi volesse portare la detenzione oltre i 18 mesi, ora potrebbe farlo tranquillamente, e senza nessuna garanzia per gli immigrati illegali (come l’assistenza legale gratuita, ndr). Non potrebbe, invece, se la direttiva fosse in vigore".
"Dopo tre anni di negoziato fra Parlamento europeo e Consiglio Ue – ha concluso l’eurodeputata olandese – questo che abbiamo sul tavolo è il migliore compromesso che possiamo avere: bocciarlo e aspettare altri anni per portare a termine la ‘co-decisione’ non risolverebbe il problema, e probabilmente resteremmo senza direttiva, cioè senza standard minimi e senza garanzie".