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Id al-adha: al via per i musulmani i giorni della letizia

I musulmani celebrano la festa della fede e della sottomissione a Dio. Regali e dolci per i bambini

Giorno di festeggiamenti per la comunità musulmana. Si tratta della ricorrenza dell’Id al-adha, la festa del sacrificio, celebrata ogni anno nel mese lunare islamico durante il quale avviene il pellegrinaggio alla Mecca, detto Hajj. Seconda in ordine d’importanza dopo quella per la fine del Ramadan, la festa farà riunire centinaia di fedeli nelle piazze italiane.

L’Id al-adha dura tre giorni, chiamati "giorni della letizia", in cui il digiuno è vietato. La tradizione vuole che venga sacrificato un montone maschio. Il sacrificio riprende un episodio del Corano che vede l’obbedienza di Abramo (Ibrahim) alla volontà di Allah. Pronto a sacrificare il proprio unico figlio Ismaele come prova di sottomissione a Dio, Abramo viene fermato da un angelo finendo con il sacrificare al posto del figlio un montone.

In questo giorno i musulmani sparsi per il mondo vestono i loro abiti tradizionali di festa. Alla preghiera segue un discorso, dopo il quale tutti si fanno gli auguri abbracciandosi. I bambini ricevono regali e dolci. Il montone viene diviso in tre parti uguali, una delle quali va mangiata subito in famiglia, la seconda è conservata e consumata in seguito e la terza viene destinata ai poveri della comunità. In caso di minori disponibilità finanziarie può essere sacrificato un animale di minor valore economico e di taglia più piccola di un montone. Ma è condizione fondamentale rispettare le regole della tradizionale macellazione halal.

Le diverse comunità di musulmani sparsi per l’Italia hanno da tempo cominciato a cercare un luogo dove poter celebrare la giornata. Molti Comuni hanno concesso degli appositi spazi. A Roma il raduno non poteva essere che in Piazza Vittorio, ormai punto d’incontro culturale e d’affari degli immigrati capitolini. In altre città la soluzione non è stata tanto scontata.

Solo dopo lunghe ricerche i musulmani di Treviso hanno ottenuto uno spazio per pregare. Oggi, a trasformarsi in moschea per circa due ore e mezzo saranno due campi da tennis del centro sportivo Zambon, affittati dalla comunità guidata da Youssef Tadil. È prevista la presenza di trecento fedeli e per una volta non sembrano esserci particolari polemiche. Forse per il fatto che il proprietario dell’impianto, Giuseppe Zambon, ha un ottimo rapporto con i musulmani della città, che nel suo centro sportivo hanno giocato spesso a calcetto.

(19 dicembre 2007)

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