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Il ministro Amato: “No a chiusure, sì a politiche sulla casa”

Frattini: "Se le regole vengono violate c’é l’obbligo di rimpatrio"

FIRENZE – Chiudersi all’immigrazione equivarrebbe a certificare il declino dell’Italia. Bisogna, invece, attivare politiche di integrazione, in primis quella sulla casa.

E’ la ricetta del ministro dell’Interno, Giuliano Amato, che ha concluso la Conferenza nazionale sull’immigrazione organizzata nel fine settimana scorso dal ministero dell’Interno e dall’Anci.

Al vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini, che aveva auspicato un’Europa più attrattiva per i lavoratori stranieri altamente qualificati, Amato oppone il rischio del declino. "C’é la tendenza – osserva il ministro – a parlare solo di immigrazione qualificata, ma non possiamo scegliere di far venire in Italia solo ingegneri o dottori: sarebbe una scelta di declino demografico, culturale e politico. Conservare la nostra identità senza aggiunte – sostiene – significa conservare una diversità declinante".

Amato mette poi sulla bilancia il tema dell’integrazione, fondamentale anche ai fini della sicurezza. "La domanda delle imprese come unico selettore per l’ingresso degli immigrati – spiega – è un approccio sbagliato. Io devo tenere conto delle esigenze delle imprese, ma mi devo preoccupare anche del resto. No, dunque, a chi sostiene che fino a quando un immigrato lavora otto ore in fabbrica va bene, ma poi deve sparire e non avere neanche una casa: serve una seria politica della casa per gli immigrati. Dobbiamo attrezzarci per fornire servizi che non diano la sensazione agli aborigeni (che siamo noi) che stiano perdendo servizi in favore degli immigrati".Queste politiche, prosegue il ministro, "prevengono i problemi di sicurezza: noi, come ministero dell’Interno, siamo come i vigili del fuoco, possiamo arrivare solo quando è scoppiato l’incendio, ma ci deve essere qualcuno che impedisce che scoppi l’incendio".

Anche per Frattini "la sicurezza è uno degli aspetti della politica migratoria, ma l’immigrazione non è un problema di sicurezza, bensì di legalità: se le regole vengono violate c’é l’obbligo di rimpatrio". Da parte sua l’ex ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu (Fi), invita "a distinguere nettamente l’immigrazione regolare, fenomeno necessario e positivo, da quella clandestina, che è l’aspetto patologico da combattere. Non dimentichiamo che gli immigrati clandestini sono i responsabili principali dell’aumento della delittuosità complessiva in Italia". E’ poi Amato a ribattere che però "non è il clandestino ad avere un dna che lo induce a delinquere in misura maggiore rispetto all’immigrato regolare, ma, in quanto illegale, è sottoposto al ricatto di chi lo controlla e si avvale del suo stato di irregolare. E non ci può essere integrazione se c’é illegalità ".

Una battuta il ministro la dedica infine alle polemiche sul velo per le donne islamiche. "Vietare il velo – dice – vuol dire imporre un’ideologia imperialista occidentale. Non si può rifiutarsi di credere che il velo islamico è in certe occasioni sinonimo di prevaricazione contro le donne ed in altri espressione di identità ".

(24 settembre 2007)

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