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Interinali. Tatiana e gli altri, esclusi dal concorso perchè sono stranieri

La cittadinanza italiana indispensabile per partecipare alle selezioni per i contratti triennali al Viminale. Ma fino a oggi gli immigrati andavano bene

ROMA – Fin dai tempi della regolarizzazione, le agenzie di lavoro temporaneo chiamate a scegliere gli interinali da inviare negli uffici sommersi dalle pratiche degli immigrati hanno pescato anche tra i curricula di cittadini stranieri.

Tatiana Alexandrova è una di loro. Arrivata dall’ex Unione sovietica in Italia negli anni novanta con in tasca una laurea in logopedia, ha prima collaborato con una cooperativa sociale impegnata nell’immigrazione per poi approdare nel 2005, come lavoratrice “a tempo”, allo Sportello unico di Siena. “Mi occupo di ricongiungimenti familiari e mi piacerebbe farlo anche con un contratto da dipendente, se non fosse che sono stata tagliata fuori dal concorso indetto dal Viminale” denuncia a Stranieriinitalia.it

L’ostacolo con cui si scontra Tatiana e tutti gli altri interinali stranieri sono due parole nero su bianco del bando pubblicato dal Ministero dell’Interno, lì dove si parla dei requisiti per l’ammissione al concorso: cittadinanza italiana. “Io gli altri requisiti li ho tutti, fino a oggi essere straniera non è stato un handicap per il mio lavoro, ora però mi impedisce di continuare a fare quello che ho sempre fatto con un po’ di stabilità in più”.

In effetti è difficile capire che importanza abbia la nazionalità scritta sul passaporto se poi bisogna passare il tempo a inserire dati in un terminale o a dare informazioni, molte volte ad altri cittadini immigrati. Tanto più che lo Stato non si è mai ricordato di escludere gli stranieri tutte le volte che in questi anni ha chiesto rinforzi alle agenzie di lavoro temporaneo.

Nella scelta del Viminale di assumere solo italiani non c’è però un intento discriminatorio, quanto piuttosto la necessità di rispettare la legge. “I cittadini extracomunitari, a differenza di quelli degli altri Paesi Ue, non possono essere assunti nella pubblica amministrazione. Ci sono delle deroghe, ad esempio per quanto riguarda gli infermieri, e il Tar ha anche accolto dei ricorsi permettendo, caso per caso, l’accesso di stranieri ai concorsi pubblici. Per estendere questa possibilità a tutti bisognerebbe però cambiare la legge” spiega l’avv. Mascia Salvatore.

Il dibattito è aperto da tempo e a modificare la normativa attuale, prevedendo l’accesso ai concorsi almeno per i soggiornanti di lungo periodo, ci aveva pensato anche il governo, inserendo la novità in una prima bozza del ddl di riforma dell’immigrazione. Nella versione approvata e inviata alle Camere però quel passaggio si è perso, con buona pace di Tatiana e di tutti gli altri cittadini stranieri che stanno già aiutando da tempo la nostra pubblica amministrazione. Recuperarlo durante la discussione in Parlamento sarebbe il segnale che non ci si è dimenticati di loro.

(25 settembre 2007)

Elvio Pasca

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