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“Il visto per l’Italia? Solo a chi paga una mazzetta”. Accuse dal Bangladesh

Rahman Shah (Italbangla): “Maltrattati e ricattati dall’agenzia che raccoglie i documenti per il consolato italiano. Per avere un appuntamento bisogna essere ‘generosi’…” 

 
Roma – 25 giugno 2015 – Ottenere un visto d’ingresso per l’Italia? Pare che a Dhaka, in Bangladesh, sia una missione impossibile, a meno che non si allunghi una mazzetta a chi fa da intermediario con il consolato italiano. 
 
È l’accusa gravissima lanciata da  Rahman Shah, cittadino italiano e presidente dell’Associazione Coordinamento Italbangla e Sviluppo, per denunciare il “maltrattamento e il ricatto” di cui sarebbero vittime i bangladesi che vogliono venire nel nostro Paese. 
 
“Per ottenere un Visto per entrare in Italia per motivi ricongiungimento famigliare, Studio, Lavoro, Formazione, Tirocinio formativo eccetera i cittadini del Bangladesh anziché recarsi all’ufficio consolare Italiano in Dhaka,  devono recarsi presso VFS GLOBAL, un’agenzia a cui l’Ambasciata d’Italia ha affidato l’incarico di ricevere  la documentazione per la  richiesta di visti” spiega Shah. 
 
L’agenzia riceve per appuntamenti, che dovrebbero essere chiesti e fissati online, ma a quanto pare l’impresa è molto difficile. “Non ci sono mai date disponibili, nemmeno un anno dopo. Il sistema viene sbloccato periodicamente, ma solo per pochi minuti, a discrezione degli operatori della VFS GLOBA, che permettono di fissare le date soltanto ai clienti che sono stati con loro molto ‘generosi’. L’unico modo per ottenere un appuntamento per poter presentare una richiesta che sia più vicino è pagare!”.
 
Quanto vale questo business dei visti? Secondo il presidente di Italbangla, “negli ultimi 3 anni si presume che  almeno ventimila persone abbiano usufruito dei servizi VFS GLOBAL”, mentre il tariffario delle mazzette per fissare un appuntamento, accelerare o sbloccare le pratiche andrebbe “da un minimo di 20.000 taka a 100.000 taka (da oltre 200 € a  oltre 1000 €). 
 
Rahman Shah e la sua associazione hanno sollecitato più volte l’intervento dell’ambasciata italiana e del ministero degli esteri, ma sostengono che non è cambiato nulla e di ver trovato solo porte chiuse. Ora annunciano che presenteranno una denuncia presso la Chief  Metropolitan Magistrate Court di Dacca, chiedendo che venga aperta un’inchiesta e che i responsabili del malaffare vengano individuati e puniti. 
 
Stranieriinitalia.it
 
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