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IMMIGRAZIONE: GB, A BOSTON EST-EUROPEO UNO SU QUATTRO/ANSA

STRANIERI IN NUMERO RECORD IN CITTA’ DEL LINCOLNSHIRE
LONDRA
(ANSA) – LONDRA, 23 APR – Primato da Guinness per Boston, città di settantamila abitanti nella campagna del Lincolnshire: negli ultimi cinque anni i flussi immigratori sono stati così massicci che almeno un quarto della popolazione risulta adesso di origine est-europea. E si calcola che siano al momento sessantacinque le lingue parlate in quella sonnolenta città di provincia dove per secoli e secoli l’inglese l’ha fatta da padrone assoluto. Boston è diventata tutto d’un colpo il più emblematico caso del vistoso impatto che l’immigrazione sta avento sul tessuto socio-economico del Regno Unito perché è stata ieri al centro di un’audizione parlamentare di Hazel Blears, la sottosegretaria con delega per gli affari riguardanti le minoranze etniche. Parlando davanti ad una Commissione dei Comuni, la sottosegretaria ha sottolineato che la rapidissima immigrazione dall’Est Europa dopo l’ammissione dei Paesi di quell’aerea nell’Ue (si stima che dal 2004 ad oggi ne siano sbarcati su questa sponda della Manica più di ottocentomila) sta cambiando i connotati di parecchi centri urbani. I problemi certamente non mancano: le amministrazioni locali sono con l’acqua alla gola per la necessità di finanziare i servizi di cui hanno bisogno i nuovi arrivati, qua e là serpeggiano segni che la pace interetnica è a rischio e aumentano i "pregiudizi razziali". A Boston, contrabbandata come città olandese occupata dai nazisti in molteplici film britannici di propaganda girati durante la seconda guerra mondiale, gli immigrati polacchi, rumeni e lituani si sono installati in massa perché tutto attorno c’é una ricca e fiorente agricultura: servono quindi in abbondanza braccia per i campi. Molto consistente è anche la richiesta di manodopera da parte delle aziende del settore agro-alimentare che lavorano per i supermercati. Con la disoccupazione all’1,6% (praticamente inesistente), Boston – dove vive anche una consistente comunità portoghese – non presenta particolari problemi di integrazione e la vita commerciale della città ha senz’altro beneficiato del massiccio flusso migratorio: sono stati aperti nuovi negozi, nuovi bar, nuovi ristoranti. Il rovescio della medaglia però c’é: la gente del posto non é contenta e sospetta che gli immigrati siano in realtà molti di più di quelli ufficialmente inventariati e siano loro ad aver provocato un forte aumento nel mercato degli affitti. A conti fatti soltanto il 38% degli ‘indigeni’ di Boston giudica benefica per la città la presenza di cosi tanti stranieri. E in un sondaggio il 21% ha detto di avere un giudizio decisamente negativo degli immigrati. Come misura per favorire l’integrazione e l’armonia inter-etnica la sottosegretaria Blears ha proposto ieri in audizione che le aziende finanzino corsi di lingua inglese per i loro dipendenti stranieri ma sembra poca cosa rispetto all’enormità del problema. A differenza dei laburisti al potere, che fanno il possibile per reclamizzare i tanti vantaggi economici arrecati dalla massiccia immigrazione, i conservatori – principale forza d’opposizione – non cessano invece di denunciare ad alta voce situazioni come quella che si è creata a Boston: a loro giudizio è una disgrazia che il governo non abbia limitato in modo drastico il numero degli immigrati in arrivo da paesi come Polonia, Lituania e Romania.(ANSA).

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