Roma, 18 gennaio 2021 – Non lo si può più negare: gli immigrati rappresentano un vero e proprio pilastro della forza lavoro in Europa. Che siano medici, infermieri, professionisti di vario genere o operai, l’immigrazione ha un ruolo fondamentale nell’economia dell’Unione europea. Nonostante questo, però, gli stranieri sono spesso costretti a lavorare in balia della precarizzazione. Soprattutto da quando è scoppiata la pandemia. A sottolinearlo è l’accurato lavoro realizzato da Fasani e Mazza, Immigrant key workers: their contribution to Europe’s Covid-19 Response.
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Immigrazione, il ruolo degli stranieri nella pandemia
Lo studio illustra come i lavoratori attivi nei settori chiave per l’economia dell’Unione europea rappresentino un ruolo centrale nell’equilibrio economico. Un focus particolare è stato fatto sul ruolo degli operatori sanitari durante la pandemia. “I migranti sono molto più vulnerabili a Covid-19 e alle sue conseguenze”, ha spiegato Lorenzo Guadagno, ricercatore dell’OIM (Organizzazione Internazionale per i Migranti). ”Sono più a rischio non per motivi di salute, ma perchè sono più esposti al virus rispetto al resto della popolazione. Si tratta di lavoratori impiegati in settori che richiedono loro di continuare a lavorare e hanno anche meno accesso a mezzi di protezione. Inoltre, le loro condizioni di vita sono problematiche perchè spesso vivono in luoghi dove è difficile applicare i gesti di barriera necessari per limitare la diffusione del virus”.
Tra l’altro, per un immigrato è spesso più difficile ricevere le cure medice necessarie: “Non sempre hanno lo status per accedervi, oppure la priorità è data alla popolazione locale. Per i migranti irregolari, la scelta è tra continuare a lavorare o andare in ospedale. Tanti quindi non si rivolgono nemmeno alle strutture che forniscono cure mediche”, ha aggiunto Guadagno. Ma non è solo una questione medica: i migranti sono stati colpiti dalla pandemia, esattamente come tutti gli altri, anche dal punto di vista economico. La recessione ha ostacolato la loro capacità di lavorare e di guadagnarsi da vivere, facendo aumentare il numero dei disoccupati e di conseguenza la precarietà che l’immigrazione già porta con sè. In più, con essa si è ampliata anche la mancanza di accesso alle risorse finanziarie necessarie per far fronte all’insicurezza economica.
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“I migranti contribuiscono al budget del Paese senza trarne benefici”
”Per quanto riguarda le conseguenze indirette della pandemia, è molto più probabile che i lavoratori migranti risentano della crisi economica perchè sono sovrarappresentati in settori che sono stati più duramente colpiti dalla crisi”, sottolinea Guadagno. ”Di solito sono i primi ad essere licenziati o a subire una riduzione dell’orario di lavoro. In molti Paesi, lo status giuridico di un migrante dipende proprio dal fatto di avere un lavoro. Perderlo significa quindi diventare ”illegale”. Inoltre, i migranti non hanno accesso all’assistenza sociale offerta a coloro che sono colpiti dalla crisi economica, sia per il loro status giuridico che per la natura informale del loro lavoro. Si trovano quindi a contribuire al budget complessivo della protezione sociale di un Paese, ma senza poterne beneficiare”.
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