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Immigrazione, Zuppi (Cei): “La realtà è diversa da quello che si racconta”

Roma, 14 dicembre 2022 – “Il Rapporto sull’Immigrazione 2022 ci aiuta a capire e ad avere una percezione di questa realtà che spesso è molto diversa da quella che ci viene descritta, anche per quanto riguarda le proporzioni reali. Poi in questo caso non si tratta solo di numeri ma di persone. Dietro c’è tanta sofferenza, sogni e speranze”. Così il Presidente della Conferenza episcopale italiana ed arcivescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi, è intervenuto durante la presentazione del Rapporto Asilo 2022.

Immigrazione, Zuppi: “Realtà diversa da come viene raccontata”

L’immigrazione non può più essere considerata una situazione emergenziale: servono nuove politiche, serve evitare di cadere nell’assuefazione per la tragedia delle morti nel Mediterraneo di coloro che tentano la fuga da centri “inumani” come quelli della Libia. Le vittime in mare “non possono che preoccuparci. Quest’anno sono già morte oltre 1800 persone nel Mediterraneo sulla rotta che porta a Malta o in Italia. Non possiamo abituarci a questo, c’è una contabilità che purtroppo può non ferire più, così come accade per le guerre. La Chiesa vuole dare un volto a queste persone e difende tutta la vita, sempre e senza distinzioni”, ha sottolineato Zuppi.

“Ci sono domande sulle quali la chiesa sollecita soluzioni da anni e non con una lettura di parte, mentre ci si trova spesso di fronte ad altre che ne immiseriscono la visione. Il Rapporto aiuta la politica e fare delle scelte. Sono 40 anni che il nostro paese si trova ad aprire le porte di casa, anche se queste restano ancora aperte anche per le uscire con una emigrazione ancora in atto. Questo dovrebbe portarci a delle conclusioni”, ha aggiunto poi. Il Rapporto sull’Immigrazione, inoltre, aiuta a capire quali sono “i diritti enunciati e non ancora garantiti, cosa questa amara e che ferisce ancor di più, pensando ad una Europa dove i diritti dovrebbero sempre uguali per tutti ma dove le applicazioni non sono sempre omogenee”.

Per quanto riguarda l’Italia, invece, “sono 40 anni che andiamo avanti con l’emergenza. Con file ignobili solo per inoltrare una domanda burocratica. Sono ignobili soprattutto per noi, che dovremmo avere un approccio civile a queste problematiche. Così come lo sono i respingimenti: li rimandiamo in luoghi disumani. Se solo applicassimo l’antico antico motto evangelico del non fare agli altri quello che non si vuole sia fatto a noi, ci si accorgerebbe che nessuno andrebbe o manderebbe i suoi cari in quei luoghi disumani.

Occorre governare il fenomeno. E questo significa, in questo momento, finalmente scegliere di governare i flussi. Garantire diritti e dare stabilità e proiezione futura a qualcosa che non è solo emergenza, e non può essere solo una questione di sicurezza. Certamente è un tema europeo. Ma alle volte ci lamentiamo come se fossimo gli unici ad accogliere. Non è così. Se ci guardiamo attorno ce ne accorgiamo”, ha dichiarato in conclusione il cardinale.

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