La sua famiglia migrò dall’Olanda alla Russia, ma poi fu costretta a fuggire, prima in Estonia, poi in Germania e in Austria. “I miei non volevano che si sapesse”
Vienna – 23 maggio 2016 – Nell’Austria crocevia e meta per migliaia di persone in fuga da guerre e persecuzioni, sarà presidente della Repubblica un figlio di profughi e discendente di migranti.
Alexander Van der Bellen, il candidato dei Verdi, ha conquistato la carica più alta dello Stato battendo al ballottaggio in un drammatico testa a testa, per appena trentamila voti, Norbert Hofer, espressione del xenofobo e ultranazionalista Partito della Libertà (Fpö). Una vittoria che potrebbe mitigare la recente tendenza austriaca a chiudersi dietro muri e fili spinati.
Gli antenati di Van der Bellen, del resto, non si fermarono di fronte alle frontiere. Vetrai olandesi, si trasferirono in Russia, dove fecero fortuna e ottennero titoli nobiliari sotto gli zar. Migranti di successo, si direbbe oggi, con il nonno del nuovo presidente, che si chiamava anche lui Alexander, che si mise in politica e diventò governatore di Pskov.
Quando però arrivò la rivoluzione d’Ottobre, la famiglia Van der Bellen, come molte altre casate dell’aristocrazia russa, fu costretta a fuggire. In realtà fece poca strada: da Pskov fuggì nella confinante Estonia, al sicuro (pensava) dai bolscevichi che avevano sterminato la famiglia imperiale. Nel giro di una generazione, però, dovette fare di nuovo i bagagli.
La storia dei Van der Bellen subiva ancora una volta la Storia. Secondo il patto Molotov-Ribbentrop, con il quale i regimi nazista e quello staliniano di spartivano mezza Europa, l’Estonia era assegnata all’Unione Sovietica. A Tallin arrivò l’Armata Rossa, ma nel 1940 i genitori di Alexander (anche suo padre si chiamava Alexander, la madre Alma, estone) scapparono in Germania, dove finirono in un campo profughi.
Le loro peregrinazioni non erano finite. Sempre in fuga da quell’Armata Rossa che intanto era arrivata anche in Germania per sconfiggere il Terzo Reich, ma che avrebbe potuto deportarli in Urss, i Van de Bellen si spostarono prima a Vienna, dove nel 1944 nacque Alexander, quindi a Innsbruck, dove ancora una volta si ricostruirono una vita. In Austria Alexander Van der Bellen è cresciuto, ha studiato e si è laureato in Economia, quindi è diventato docente universitario.
Nonostante le sue origini, non conosce il russo: “I miei non me l’hanno insegnato, volevano evitare ciò che indicasse che eravamo profughi” ha raccontato in una recente intervista. È però un Flüchtlingskind e chi oggi bussa alle porte d’Europa ha per molti versi una storia simile alla sua.
EP