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In Italia clandestini al minimo storico

I dati del 13/o rapporto sulle migrazioni realizzato dalla Fondazione Ismu

MILANO, 26 gennaio – Gli immigrati in Italia continuano a crescere ma la presenza dei clandestini è al suo minimo storico. Nel 2007 la popolazione straniera è aumentata dell’8,7, raggiungendo quota 4 milioni ma, grazie al decreto flussi del 2006, sono rimasti 350 mila irregolari: un dato registrato soltanto nel 2002.

Secondo il 13/o rapporto sulle migrazioni, realizzato dalla Fondazione Ismu e presentato a Milano, in un solo anno i clandestini sono calati del 46,3%, riducendosi all’8,7% di tutti gli stranieri in Italia, tanto da spingere i compilatori dello studio a parlare di "uno dei minimi storici".

Del resto, nel 2007, gli ingressi di immigrati sono stati inferiori agli anni precedenti, quando i tassi erano ancora a due cifre (+11,6% nel 2006 e circa +20% nel triennio 2003-2005). Sono salite soprattutto le presenze di romeni (+14,8%), di ucraini (+12,1%) e di albanesi (+7,7%), mentre nei 15 prossimi anni dovrebbero aumentare i flussi dai paesi sub-sahariani. "Il fenomeno migratorio – ha spiegato Paolo Raineri, presidente della Fondazione Ismu – è in costante crescita, ma per leggerlo con adeguata comprensione deve essere affrontato in un’ottica prospettica, di scenario futuro".

Il rapporto, infatti, ha calcolato che i flussi migratori non riusciranno né ad arrestare il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione italiana, né a pareggiare la spesa del sistema pensionistico. Avvalorando lo scenario di un flusso annuo di 150 mila stranieri, lo studio ha calcolato che nel 2020 il rapporto tra spesa pensionistica e Pil salirà del 20%; e persino ipotizzando un quadro più ottimistico (450 mila ingressi l’anno) il rapporto tra costi previdenziali e ricchezza nazionale, aumenterà comunque del 10%. Del resto, anche considerando un flusso di 450 mila immigrati l’anno la percentuale di anziani in Italia da qui al 2020 continuerà a crescere costantemente dell’1,5%.

Il rapporto di Ismu sulle migrazioni, vede ancora negli stranieri una grande risorsa: non foss’altro perché, pur rappresentando il 6% della popolazione italiana, gli immigrati concorrono alla produzione dell’8,8% della ricchezza nazionale. Gli occupati non italiani si concentrano soprattutto al nord (63%) e oltre la metà di loro (53,1%) ha un’istruzione di livello superiore. "Tuttavia dal punto di vista professionale – ha affermato Laura Zanfrini dell’Università Cattolica di Milano – gli immigrati sono concentrati nelle fasce di profilo più basso: il 30,4% sono artigiani, operai o agricoltori e il 27,8% svolge mansioni non qualificate. Solo l’1,8% ricopre ruoli dirigenziali e imprenditoriali e il 2,7% è impegnato in professioni intellettuali".

Dal grande affresco sul fenomeno dell’immigrazione, emerge anche che i costi sociali per i crimini commessi dagli stranieri sono di 7 miliardi l’anno: oltre un terzo (2,7 miliardi) riguarda i reati di violenza sessuale. Nel 2005 un denunciato su quattro è stato identificato come straniero e nel 2006 il 33,7% della popolazione carceraria non era italiano.

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