Roma, 13 luglio 2021 – La chiusura delle frontiere nel primo anno di pandemia ha causato un crollo delle migrazioni verso l’Italia. Il dato è evidenziato nel Rapporto Annuale Istat 2021, presentato la scorsa settimana, secondo il quale i flussi in ingresso nel 2020 si sono ridotti del 30,6 per cento rispetto alla media dei cinque anni precedenti.
La contrazione dei flussi anagrafici in entrata, spiega l’Istat, non ha riguardato tutte le aree geografiche nello stesso modo, sia in generale che nel corso dell’anno.
Nei mesi di gennaio e febbraio, precedenti l’emergenza sanitaria, si osserva una riduzione media di ingressi del 8,8 per cento rispetto alla media 2015-2019, concentrata nelle provenienze dall’Africa (-37,4 per cento), mentre gli ingressi dall’America Latina aumentano di altrettanto. Durante il periodo della prima ondata pandemica, da marzo a maggio, si registrano consistenti cali delle immigrazioni (-66,3 per cento complessivo) per tutti i paesi di origine.
Nella fase di transizione e durante la seconda ondata le iscrizioni dall’estero subiscono riduzioni più contenute, con una lieve ripresa dei flussi provenienti dal Nord America. Quelli provenienti dai paesi africani mostrano sempre un calo di entità superiore alla media. In generale, nel corso del 2020, il flusso di immigrati provenienti dal Gambia e dal Mali si riduce del 67 per cento, dalla Nigeria e dal Ghana del 54 per cento. Per le provenienze asiatiche le riduzioni più consistenti si osservano per Filippine e Cina (-51 per cento). È meno forte il calo degli immigrati dalla Romania (-40 per cento), da anni principale paese di provenienza dei flussi di iscrizione dall’estero.
Anche i rilasci di nuovi permessi di soggiorno hanno fatto registrare una notevole frenata lo scorso anno. Rispetto al massimo recente di 263 mila unità nel 2017, che era andato riducendosi fino a 177 mila nel 2019, nel 2020 si è registrato un calo di oltre il 40%: