Il 13 ottobre manifestazioni a Roma e nel resto d’Italia organizzate dai figli degli immigrati per sbloccare la nuova legge. “Indosseremo un lenzuolo bianco, perché siamo cittadini invisibili”
Roma – 10 ottobre 2016 – Un anno fa la strada sembrava in discesa. Era il 13 ottobre 2015, la Camera dei Deputati aveva appena approvato la riforma della cittadinanza e, anche se mancava ancora il sì del Senato, i figli degli immigrati sentivano finalmente la vittoria a portata di mano.
Sarebbe stato difficile rovinare loro la festa. Perché l’accordo raggiunto dalla maggioranza a Montecitorio non avrebbe dovuto reggere anche a Palazzo Madama? Pure il governo si era sempre detto favorevole alla riforma, perché mai avrebbe dovuto negarle il suo appoggio? Un anno dopo quelle domande non hanno più una risposta scontata. La riforma è ancora ferma in Commissione in Senato, seppellita dagli emendamenti della Lega Nord, ma soprattutto dal disinteresse della maggioranza a tirarla fuori dai cassetti per condurla finalmente in porto.
È per questo che, stufe, deluse e arrabbiate, le seconde generazioni scendono in piazza. Giovedì 13 ottobre, a un anno dal voto che li aveva illusi, gli Italiani senza cittadinanza (come si è battezzato il gruppo di figli di immigrati che ha promosso via facebook l’iniziativa) manifesteranno a Roma, davanti al Pantheon, e in altre città italiane (Padova, Bologna, Reggio Emilia, Modena, Napoli, Palermo…) per farsi sentire da quei senatori e da quel governo che si è dimenticato di loro.
La mobilitazione è nata e cresciuta sui social e in pochi giorni hanno aderito tanti giovani “non cittadini” e diverse associazioni. Tra gli altri, è arrivato l’appoggio ufficiale della campagna l’Italia Sono anch’io, che raccogliendo oltre 100 mila firme in tutto il Paese ha portato in Parlamento una delle proposte di legge sulle quali è stata costruita (un po’ al ribasso, in realtà) la riforma della cittadinanza.
“Giovedì ci saranno flash mob e altre iniziative, ma indosseremo tutti dei lenzuoli bianchi, perché siamo fantasmi, cittadini invisibili di questo Paese. E anche perché pur avendo storie alle spalle e tratti somatici diversi gli uni dagli altri, siamo tutti uguali, al di là delle apparenze” spiega a Stranieriinitalia.it Kwanza Musi Dos Santos, 23 anni, che sta coordinando gli eventi in tutta Italia.
“Questo – sottolinea – è solo l’inizio, vogliamo promuovere anche una grande manifestazione nazionale. Per un anno le seconde generazioni sono rimaste ‘buone’ ad aspettare l’approvazione definitiva della riforma, che ci sembrava scontata. Non è così, è arrivato il momento di farci sentire e di rompere l’immobilismo”.
Papà brasiliano e mamma bolognese, Musi Dos Santos ha la cittadinanza tricolore dalla nascita. Una delle “cartoline cittadine” che gli Italiani senza cittadinanza stanno mandando ai senatori la ritrae ragazzina insieme a quattro amici. Frequentava una colonia estiva in provincia di Frosinone e non si rendeva ancora conto che in Italia i bambini non sono tutti uguali.
“Eravamo tutti bambini di origine brasiliana che amavano trascorrere le giornate a chiacchierare e giocare e per me non esistevano grandi differenze tra noi. Solo anni dopo mi sono accorta che la legge italiana aveva innalzato un muro tra me, una sorta di ‘privilegiata’ perché nata italiana grazie a mia madre, e gli altri bambini e ragazzi con entrambi i genitori stranieri. Spero un futuro dove i miei figli non debbano sentirsi dei privilegiati rispetto ai loro amichetti”.
Sulla pagina Facebook di Italiani senza cittadinanza si continuano a raccogliere “cartoline cittadine”, attraverso le quali i figli degli immigrati si raccontano come figli dell’Italia, che però non li riconosce. Sono indirizzate a chi può cambiare le cose e non si muove. Il 13 ottobre arriveranno anche i fantasmi, nella speranza di turbare il sonno della politica e farla finalmente svegliare.
Elvio Pasca