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Kyenge: “Canali di ingresso regolari per prevenire la clandestinità”

La ministra dell’Integrazione: “Oggi non esistono. Centri di espulsione inadeguati, eccessivo il trattenimento fino a 18 mesi”

Roma – 14 novembre 2013 – L’irregolarità va prevenuta, creando canali di ingresso legali, oggi “inesistenti”. In questo modo si potrebbero ridurre l’utilizzo dei Centri di Identificazione e di Espulsione e le violazioni dei diritti delle persone trattenute al loro interno.

Questa la linea espressa ieri alla Camera dalla ministra dell’Integrazione Cècile Kyenge, rispondendo a un’interrogazione leghista sulle recenti rivolte al Cie di Gradisca. Le devastazioni causate da quegli episodi hanno costretto il Viminale a chiudere la struttura e a trasferire i detenuti in altri centri sparsi per l’Italia.

“Per anni – ha sottolineato Kyenge – norme inadeguate hanno generato misure e strumenti inutili, inefficaci ed onerosi. Il trattenimento delle persone nei Centri di identificazione ed espulsione formalmente non costituisce una pena per un reato commesso, ma una misura amministrativa per superare gli ostacoli che impediscono il rimpatrio delle persone irregolarmente presenti nel territorio nazionale. La normativa europea prevede il trattenimento come ultima soluzione e solo per una durata strettamente necessaria all'allontanamento”.

La ministra ha ricordato che “la regola principale per l'Europa è l'applicazione di misure alternative per favorire il rimpatrio preferibilmente volontario” e che “la normativa nazionale dovrebbe meglio adeguarsi a quella europea”.

Il periodo di permanenza nei Centri, aumentato fino a diciotto mesi, “appare eccessivamente lungo anche sotto il profilo dell'adeguatezza delle nostre strutture attrezzate, come è a tutti ben noto, per un'accoglienza per periodi più brevi”. “Sono evidenti, quindi, gli effetti negativi che possono derivare sulla qualità della vita all'interno della struttura, sulle relazioni interpersonali e sulle possibili gravi violazioni di diritti fondamentali”.

“Ripensare a tutto questo – ha aggiunto Kyenge – è un compito difficile che richiede approfondimenti non banali e non demagogici”. “Prevenire l'irregolarità: è questo uno dei principi da perseguire con interventi sui flussi migratori tenendo presente l'importanza che questi hanno per lo sviluppo della società ed il mantenimento degli attuali standard demografici ed economici. Allora è nostro compito prevedere canali di accesso regolare per i migranti che con l'attuale normativa sono di fatto inesistenti. In tal modo si ridurrebbe sensibilmente l'irregolarità sul territorio e, quindi, la necessità delle strutture di trattenimento”.

 

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