Roma, 16 gennaio 2024 – La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) ha emesso una sentenza senza precedenti condannando la Grecia per l’uso eccessivo di forza da parte della guardia costiera contro un’ imbarcazione che trasportava migranti illegalmente verso il paese. La Cedu ha stabilito che l’azione dei guardacoste non solo era “assolutamente necessaria”, ma anche carente sotto il profilo procedurale, violando così il diritto fondamentale alla vita di un migrante siriano.
Il contesto. L’incidente risale al 2014, quando la guardia costiera greca aprì il fuoco più volte contro un’imbarcazione sospettata di trasportare migranti illegali in direzione della Grecia. La Cedu ha evidenziato che non solo l’uso della forza non era proporzionato, ma che la guardia costiera non aveva adempiuto all’obbligo di introdurre leggi che regolassero l’uso potenzialmente letale della forza durante le operazioni di sorveglianza marittima.
Violazioni sostanziali. La sentenza ha rilevato una duplice violazione del diritto alla vita del migrante siriano. In primo luogo, la Grecia è stata condannata per non aver adottato normative chiare per regolare l’uso della forza, contribuendo così a un ambiente in cui si verificano azioni potenzialmente letali senza una giustificazione adeguata. In secondo luogo, la guardia costiera è stata criticata per non aver esercitato la necessaria vigilanza nel presunto trasporto di passeggeri, aumentando i rischi per la vita dei migranti a bordo.
Carenze procedurali. La Corte ha sottolineato gravi lacune nell’indagine condotta dalle autorità nazionali riguardo all’incidente. Queste carenze procedurali hanno ulteriormente compromesso la ricerca della verità e la giustizia, dimostrando un sistema giuridico inefficace nell’affrontare violazioni così gravi.
La sentenza e le conseguenze. La Cedu ha ordinato alla Grecia di versare 80 mila euro alla moglie e ai figli del migrante siriano, stabilendo così un precedente importante nell’affrontare violazioni dei diritti umani nel contesto delle operazioni di sorveglianza marittima. Questa sentenza sottolinea la necessità per i paesi di adottare leggi chiare e garantire indagini rigorose per evitare abusi e assicurare che il diritto alla vita di ogni individuo sia rispettato.
La sentenza della Corte di Strasburgo nei confronti della Grecia è un richiamo severo agli Stati membri dell’Unione Europea affinché adottino misure efficaci per prevenire l’uso eccessivo di forza nelle operazioni di sorveglianza marittima e garantire procedure legali adeguate per affrontare tali violazioni. La tutela dei diritti umani deve rimanere al centro delle politiche di frontiera, garantendo che ogni individuo, indipendentemente dallo status migratorio, goda di un trattamento giusto e rispettoso della vita.