L’ex dirigente sportivo: “Vanno valorizzati i talenti italiani”. Il segretario della Lega: “Thiago Motta che c'entra con l'Italia?”
Roma – 23 giugno 2014 – Luciano Moggi passa la palla, Matteo Salvini si fa trovare in posizione.
L’ex dirigente sportivo, riciclatosi come commentatore dopo essere stato travolto dallo scandalo di Calciopoli, ha proposto ieri su Libero un’analisi della sconfitta della Nazionale ai mondiali in Brasile e, più in generale, delle condizioni in cui vede la “povera Italia”. Prendendosela, innanzitutto, con i calciatori “immigrati”.
“Se la Figc – scrive – limitasse l'accesso al nostro campionato di tanti stranieri, di colore e non, ma soprattutto di scarso valore; se la Lega si prendesse cura di disciplinare questo mercato al fine di evitare simili eccessi; se, da ultime, le società calcistiche curassero di più e meglio i loro vivai valorizzando i talenti italiani, ne guadagnerebbe la nostra immagine nel mondo, distrutta dopo il ko con la Costa Rica”.
“Inutile adesso lamentarsi della nostra Nazionale, dove milita ad esempio un Thiago Motta che in altri tempi non avrebbe fatto nemmeno la riserva. O un Paletta, indegno erede di tanti grandi difensori italiani” aggiunge Moggi, puntando il dito contro i due oriundi, uno nato in Brasile, l’altro in Argentina, che hanno la cittadinanza tricolore grazie ai loro antenati italiani.
Oggi, durante un intervento su Radio 24, il segretario della Lega Nord ha condiviso l’analisi. “In questa nazionale – ha detto – ci sono troppi oriundi. Non mi piace il giro dei passaporti, quello del nonno, del trisavolo, dello zio e cosi' via. E non mi piace che uno possa scegliersi la nazionale che vuole''.
"Thiago Motta per esempio – ha aggiunto Salvini – che c'entra con l'Italia? Un fico secco. Quando dicono di essere italiani questi oriundi non ci credono. Spesso lo fanno solo per questioni economiche. Ma il problema è chi permette a questi di fare così". E per il campionato il ct leghista è categorico: "Io al massimo consentirei tre stranieri per squadra".