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Riforma della cittadinanza. Arci: “Dalla politica tante parole, ma nessun fatto”

La neopresidente Chiavacci: “Su questo tema siamo ancora concretamente a nulla. Ma la mancata discussione sull'ampliamento dei diritti civili e sociali è una emergenza democratica”

Roma – 23 giugno2 014 – La riforma della cittadinanza? “Dopo tanto parlare anche dopo una mobilitazione della società civile organizzata, qualche richiamo del mondo dello sport e della cultura su questo tema siamo ancora concretamente a nulla”.

Lo denuncia oggi sulle pagine dell’Unità Francesca Chiavacci, appena eletta presidente nazionale dell’Arci.

Cambiare le regole per diventare italiani, sottolinea, “sarebbe una scelta quasi naturale da compiere” e “anche mediaticamente sarebbe di fortissimo impatto”. “Ma politicamente ancora a fatica si pone tra le questioni da risolvere”.

“Sarebbe arrivato il momento – continua Chiavacci – di dare una scossa all'arretratezza, rispetto a ciò che vive ogni giorno la società italiana, degli strumenti con cui la legislazione si pone di fronte al riconoscimento dei diritti civili e sociali. E invece no. Purtroppo la discussione sulle azioni concrete da mettere in campo e tradurre in norme per fare un passo in avanti stenta a svilupparsi. Anzi, rimane nella medesima palude a cui ci ha abituati l'agenda politica prima che il vento del cambiamento arrivasse”.

L’Italia, secondo l’Arci, ha bisogno di riforme istituzionali, così come è urgente arginare e superare gli effetti della crisi economica. Oppure restando “nel campo dei problemi dell'immigrazione, è necessario fronteggiare il considerevole numero di arrivi sulle nostre coste di migliaia di persone in fuga da guerre, persecuzioni e povertà con un approccio, che, per fortuna, sembra superare l'era del cattivismo e di illegali respingimenti collettivi in mare”.

In agenda però devono entrare subito anchi altri temi. Perché, conclude Chiavacci, “la mancata discussione sull'ampliamento dei diritti civili e sociali abbia sempre più le caratteristiche di una emergenza democratica, che grava su milioni di persone”.
 

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