Roma, 8 ottobre 2020 – Le restrizioni imposte dal lockdown su vari aspetti della vita sociale (il divieto di spostamento sul territorio, la necessità di rimanere a casa, l’interruzione della frequenza scolastica, ecc.) hanno penalizzato fortemente le famiglie immigrate, anche a causa di una situazione lavorativa e logistica che già in partenza si presenta notoriamente più debole di quella degli italiani.
Lo sottolinea il Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes.
Sul fronte delle rilevazioni condotte in ambito Caritas nel corso della pandemia, la posizione di debolezza delle famiglie di origine straniera emerge in modo abbastanza evidente da un recente monitoraggio condotto da Caritas Italiana nel mese di giugno 2020 e relativo al trimestre marzo-maggio, che comprende al suo interno tutta la prima fase delle restrizioni anti-Covid e l’avvio della cosiddetta “seconda fase”.
Alla rilevazione ha partecipato un nutrito campione di 169 Caritas diocesane, pari al 77,5% del totale delle Caritas in Italia. I dati a disposizione parlano chiaro: in soli tre mesi la Caritas ha aiutato, in diverse forme, 445.585 persone (in media, 2.990 utenti per diocesi). Si tratta di un volume di persone veramente significativo se pensiamo che nella situazione di normalità, i centri di ascolto Caritas aiutano nel corso di un intero anno una cifra molto più ridotta di persone, pari a circa 200 mila individui.