Roma, 27 dicembre 2024 – Nel 2024, almeno 10.400 migranti hanno perso la vita o risultano dispersi nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per raggiungere la Spagna, in particolare le Isole Canarie. Questo drammatico bilancio, riportato dall’Ong spagnola Caminando Fronteras, rappresenta un aumento del 58% rispetto all’anno precedente. Il rapporto, che copre il periodo dal 1° gennaio al 15 dicembre, denuncia una crisi umanitaria senza precedenti.
Secondo il documento, tra le vittime si contano 421 donne e ben 1.538 bambini e adolescenti. “Le cifre mettono in evidenza un grave fallimento del sistema di salvataggio e di tutela”, ha dichiarato Helena Maleno, coordinatrice del rapporto, definendo questa tragedia come “inammissibile”.
Provenienze e destinazioni
I migranti deceduti o dispersi provenivano da 28 Paesi, prevalentemente africani, ma anche da nazioni come Iraq e Pakistan. La rotta verso le Canarie si conferma tra le più pericolose: la grande maggioranza delle vittime, ben 9.757, era diretta verso l’arcipelago atlantico spagnolo.
Incremento degli arrivi e difficoltà di gestione
Nel periodo compreso tra gennaio e metà dicembre, il governo di Madrid ha registrato lo sbarco di 60.216 migranti nelle Canarie, un aumento del 14,5% rispetto ai 52.591 arrivi del 2023. Questi numeri mettono ulteriormente sotto pressione un sistema già gravato da risorse insufficienti per affrontare un’emergenza di tale portata.
Un appello all’azione
Caminando Fronteras lancia un appello alle autorità marittime affinché intensifichino gli sforzi per prevenire ulteriori tragedie. L’organizzazione sottolinea l’importanza di un sistema di salvataggio più efficace e di politiche che affrontino le cause profonde delle migrazioni forzate, tra cui conflitti, disuguaglianze economiche e cambiamenti climatici.
Una tragedia umanitaria di proporzioni globali
La crisi migratoria nel Mediterraneo non è solo una questione spagnola, ma un problema che richiede un’azione concertata a livello internazionale. La comunità globale deve affrontare questa emergenza con urgenza, investendo non solo in operazioni di salvataggio, ma anche in programmi di cooperazione e sviluppo che offrano alternative valide alle persone costrette a rischiare la vita per un futuro migliore.
La tragedia del 2024 è un doloroso promemoria di quanto ancora ci sia da fare per garantire dignità e sicurezza a chi, per disperazione, intraprende viaggi estremamente pericolosi.