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Migranti, a Trieste continua l’emergenza: richiedenti asilo ancora per strada

Roma, 19 settembre 2024 – A distanza di mesi dall’annunciato sgombero del Silos, storico rifugio di fortuna per i migranti a Trieste, la situazione di emergenza sembra riproporsi con ancora più forza. Lo scorso giugno, con l’imminente visita di Papa Francesco e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la 50ª edizione delle Settimane sociali dei cattolici italiani, il Comune aveva deciso di affrontare finalmente il problema dell’accoglienza. Le autorità locali, per evitare che l’attenzione si concentrasse sul degrado in cui versavano i richiedenti asilo accampati, avevano promesso nuove strutture e un ampliamento dei posti disponibili grazie ai moduli abitativi forniti dalle Nazioni Unite. A distanza di pochi mesi, però, il quadro appare nuovamente critico.

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Migranti, a Trieste è ancora emergenza

Nonostante le rassicurazioni, l’ampliamento dei posti è in forte ritardo e i trasferimenti verso altre regioni si sono nuovamente ridotti, con la conseguenza che molti migranti richiedenti asilo si trovano nuovamente a vivere in strada. L’assenza di soluzioni concrete e durature ha riacceso la tensione in città, soprattutto con l’arrivo delle temperature rigide di settembre. Secondo un recente rapporto della Prefettura di Trieste, sono circa 125 i migranti rimasti senza un riparo adeguato, compresi bambini piccoli e famiglie intere. Le associazioni cittadine e i volontari, da anni impegnati nell’assistenza a queste persone, per questo hanno ripreso a chiedere a gran voce interventi concreti, accusando il Comune di inerzia e negligenza.

Intanto il sindaco Roberto Dipiazza, che non ha partecipato all’ultima riunione con la Prefettura, continua a criticare le organizzazioni che offrono aiuti in Piazza Libertà, sostenendo che cibo e coperte rappresentino un incentivo per nuovi arrivi. Nel frattempo, i moduli abitativi dell’ONU, giunti in città già a luglio, non sono stati utilizzati, ufficialmente a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli, come le raffiche di Bora che li renderebbero pericolosi.

L’assenza di soluzioni stabili ha lasciato campo libero al volontariato. Associazioni come Linea d’Ombra, attiva da anni nell’assistenza ai migranti, continuano a distribuire giubbotti, sacchi a pelo e cure mediche. Lorena Fornasir, fondatrice dell’associazione, non ha esitato a criticare duramente l’operato delle autorità locali, accusandole di aver chiuso i pochi servizi essenziali disponibili e di abbandonare al loro destino persone vulnerabili. La crisi migratoria a Trieste, aggravata dall’inerzia istituzionale e dalle difficoltà logistiche, continua quindi a rappresentare una sfida non solo per la città, ma per tutto il Paese. A fronte di una gestione sempre più difficile e di un numero crescente di persone che rimangono senza accoglienza, la richiesta di interventi immediati e concreti da parte della comunità civile si fa ogni giorno più pressante.

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