Milano, 21 febbraio 2020 – Carola Rackete, il capitano della nave Sea Watch 3 che il 29 giugno 2019 forzò il blocco imposto dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini per approdare a Lampedusa e sbarcare 40 migranti dopo 17 giorni in mare, rispettò le regole del soccorso ai naufraghi.
Sono queste le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha ritenuto corretta la decisione del Gip di Agrigento di non convalidare l’arresto della donna che, subito dopo l’arrivo in porto fu fermata con l’accusa di “resistenza e violenza a nave da guerra” perché, durante la manovra di approdo, urtò la motovedetta della Guardia di Finanza che, per impedire l’attracco, si era frapposta fra la nave e la banchina.
Per i giudici della Corte Suprema, infatti, “l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”.
Inoltre, “le navi della Guardia di finanza sono certamente navi militari, ma non possono essere automaticamente ritenute anche navi da guerra”.