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Migranti deportati e abbandonati nel deserto del Maghreb grazie a fondi Ue: l’inchiesta

Roma, 21 maggio 2024 – Un’inchiesta giornalistica realizzata dal progetto Lighthouse Report, in collaborazione con testate come il Washington Post, El País, Le Monde e Irpi Media, ha rivelato pratiche sconvolgenti adottate dalle forze di sicurezza di Marocco, Mauritania e Tunisia per bloccare i flussi migratori verso l’Europa. Secondo quanto si legge, i migranti arrestati nelle aree urbane del Maghreb o intercettati in mare vengono deportati e abbandonati in zone desertiche, nel tentativo di dissuaderli dal proseguire il loro viaggio verso l’Europa. Questi metodi di contenimento sarebbero applicati sistematicamente e colpiscono quasi esclusivamente persone di colore.

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Migranti, deportazioni e abbandoni nel deserto pagati dall’Ue

Su El País sono state raccontate le storie di Timothy Hucks, un giovane americano residente a Rabat, di Idiatou e Bella, due ragazze guineane intercettate in mare dai gendarmi mauritani, e di François, un camerunense bloccato dalla Guardia costiera tunisina prima di raggiungere Lampedusa. Tutti hanno vissuto esperienze drammatiche di arresti sommari e deportazioni forzate, ritrovandosi in aree remote del deserto senza alcuna risorsa. Ma non sono i soli. L’inchiesta si basa su decine di interviste, materiale audiovisivo, ricerche di campo e documenti ufficiali o confidenziali. Le fonti dell’Unione europea, consultate dagli autori dell’inchiesta, affermano che questi metodi sono ampiamente noti nelle sedi istituzionali comunitarie, benché non riconosciuti ufficialmente.

Ma Tunisia, Mauritania e Marocco hanno ottenuto significative risorse dall’Unione Europea e dagli Stati membri (tra cui Spagna, Italia e Germania) per le loro politiche migratorie. Tra il 2015 e il 2021, questi paesi hanno ricevuto 400 milioni di euro dal Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa. Inoltre, le loro forze di polizia sono state equipaggiate con veicoli, tecnologia e supporto per l’addestramento. Rendendo quindi, in qualche modo, colpevole anche l’Ue.

Ovviamente, i governi di Tunisia, Mauritania e Marocco negano che le loro politiche migratorie includano pratiche illegali. Tuttavia, le testimonianze raccolte e i documenti esaminati raccontano una realtà diversa. Inoltre, queste rivelazioni sollevano gravi interrogativi sull’uso dei fondi europei e sulla responsabilità dei governi coinvolti. Le pratiche denunciate, quindi, non solo violano i diritti umani fondamentali, ma rappresentano anche un fallimento delle politiche migratorie dell’Unione Europea.

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