Roma, 4 luglio 2024 – Un rapporto di Amnesty International denuncia gravi violazioni nei centri di detenzione italiani e chiede una riforma delle politiche migratorie. “La detenzione amministrativa dovrebbe essere una misura eccezionale e di ultima istanza. Tuttavia, nei centri che abbiamo visitato, abbiamo incontrato migranti che non avrebbero mai dovuto essere trattenute”, ha infatti dichiarato Serena Chiodo, dell’Ufficio Campagne di Amnesty International Italia.
Migranti, una misura eccezionale trasformata in regola
L’uso sistematico e indiscriminato della detenzione amministrativa in Italia sta privando i migranti e i richiedenti asilo dei loro diritti fondamentali alla libertà e alla dignità. Questo è il grido di allarme lanciato da Amnesty International nel suo nuovo rapporto intitolato “Libertà e dignità: osservazioni sulla detenzione amministrativa delle persone migranti e richiedenti asilo in Italia”. Un rapporto che denuncia il fatto che queste persone vengano illegalmente private della loro libertà in centri di detenzione che non rispettano gli standard internazionali. “Abbiamo trovato persone con gravi problemi di salute mentale e fisica, richiedenti asilo per motivi di orientamento sessuale o attivismo politico, provenienti da paesi arbitrariamente designati dal governo italiano come ‘sicuri’, nonché persone che fuggono da violenze di genere o sfruttamento lavorativo”, ha sottolineato Chiodo.
Nel 2023, il governo italiano ha introdotto nuove misure per espandere l’uso della detenzione amministrativa. Tra cui la costruzione di nuovi centri per il rimpatrio e l’estensione del periodo massimo di detenzione a 18 mesi. Le nuove “procedure di frontiera” per i richiedenti asilo provenienti da “paesi sicuri” comportano la detenzione automatica in base alla nazionalità, in contrasto con il diritto internazionale, che richiede una valutazione individuale dei casi. Nell’aprile 2024, poi, Amnesty International ha visitato i centri di detenzione di Ponte Galeria a Roma e Pian del Lago a Caltanissetta. Le condizioni riscontrate sono state descritte come “estremamente restrittive e degradanti“.
“Le persone sono costrette a trascorrere tutto il loro tempo in spazi recintati. In condizioni che per molti aspetti sono peggiori di quelle carcerarie”, ha affermato Serena Chiodo. “L’assenza di attività, combinata con la mancanza di informazioni sul futuro, provoca enormi danni psicologici tra le persone detenute”, ha aggiunto poi.
Per tutti questi motivi, Amnesty International sottolinea come le pratiche italiane non siano compatibili con le norme e gli standard internazionali. Comportano, infatti, violazioni del diritto alla libertà, del diritto all’asilo e del diritto a un ricorso effettivo e all’assistenza legale. La detenzione amministrativa dovrebbe essere utilizzata solo quando strettamente necessaria e proporzionata, e non come misura punitiva. E per gli stessi motivi chiede una riforma urgente delle politiche migratorie italiane. “La detenzione legata alla migrazione dovrebbe essere utilizzata solo in circostanze eccezionali e sempre preceduta dalla considerazione di misure alternative meno coercitive. Le persone che cercano protezione internazionale non dovrebbero essere detenute”, ha dichiarato in conclusione Chiodo.
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