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Migranti, nel Cpr di Caltanissetta è allarme per la distribuzione eccessiva di psicofarmaci ai profughi

Roma, 5 settembre 2023 – Il Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Pian del Lago, in provincia di Caltanissetta, è al centro di un acceso dibattito a seguito di segnalazioni di condizioni disumane e dell’ampia distribuzione di psicofarmaci tra i detenuti. Dopo le recenti indagini e le testimonianze dei pochi legali e migranti che riescono ad entrare, l’attenzione delle autorità e dell’opinione pubblica si è finalmente rivolta verso questa struttura. Tanto da imporre con un’urgenza anche due interrogazioni parlamentari.

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Migranti, l’accusa al Cpr di Caltanissetta

Dal di fuori, il Cpr appare come un blocco di cemento dietro alte cancellate. Cancellate che stanno lì a indicare il simbolo della segregazione che molti migranti devono affrontare una volta giunti in Italia. Ciò che è ancora più. allarmante, però, è quello che succede all’interno delle mura. Le testimonianze dei migranti rivelano condizioni di vita al limite della sostenibile: letti costituiti da materassi su blocchi di cemento grigio, docce ridotte a loculi scavati nei muri. Assistenza sanitaria e legale scarsamente disponibili, e un’informazione minima riguardo ai propri diritti.

Uno degli aspetti più inquietanti emersi dalle testimonianze è l’ampia distribuzione di psicofarmaci, inclusi potenti sonniferi e ansiolitici, tra i detenuti. Il Rivotril, un antiepilettico noto anche per le sue proprietà sedative, è tra i farmaci più somministrati. Tra il 2021 e il 2022, sono state acquistate oltre 57.000 compresse di Rivotril, di cui più di 21.000 nel solo 2021, nonostante solo 574 persone siano state trattenute nella struttura durante lo stesso periodo. Questo solleva serie preoccupazioni riguardo all’uso appropriato dei farmaci, poiché la somministrazione di psicofarmaci dovrebbe avvenire solo dietro prescrizione medica e previa valutazione psichiatrica.

E non è tutto. Bacary, uno di coloro che hanno vissuto questa esperienza, racconta che l’ambiente all’interno del Cpr sembrava disumanizzare gli individui, trasformandoli in numeri. “Io non ero una persona, ero un numero, mi chiamavo 35“, dice. Inoltre, ai detenuti viene spesso tolto l’accesso ai telefoni, alle schede telefoniche e alle informazioni esterne. Questo isolamento sociale li rende estranei al mondo esterno, ignorando persino gli eventi più rilevanti.

Sebbene la distribuzione di psicofarmaci senza adeguata supervisione medica sia inaccettabile, le vittime di queste pratiche esitano a denunciare per paura che ciò possa influenzare negativamente il loro status legale. D’altronde, alcuni hanno denunciato maltrattamenti in passato solo per essere accusati di menzogne, lasciando i procedimenti giudiziari in corso.

Per tutti questi motivi il Partito Democratico e Sinistra Italiana hanno annunciato interrogazioni parlamentari sulla situazione al Cpr di Pian del Lago. La procura, inoltre, sta seguendo il caso con crescente interesse. Si spera, quindi, che questa attenzione porti a una maggiore trasparenza e a un cambiamento delle condizioni nei Cpr, garantendo il rispetto dei diritti umani e il trattamento dignitoso dei migranti.

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