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Migranti nel limbo tra attese infinite e disperazione a causa dell’effetto Cutro

Roma, 25 gennaio 2024 – Centinaia di migranti richiedenti asilo in Italia sono costretti a una lunga e disumana attesa per formalizzare le loro richieste agli uffici immigrazione delle questure. Un’esperienza fatta di freddo, disperazione e insostenibili condizioni di vita. Ma un’esperienza di tanti. E così, la cronica inefficienza degli apparati statali, incapaci di garantire tempi dignitosi per l’iter della richiesta d’asilo, relega migliaia di individui a uno stato di invisibilità e precarietà.

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Migranti costretti a vivere una vita di attese

Daniel, per esempio, è un peruviano scappato dal suo Paese a causa di continue minacce provenienti da un gruppo criminale,. Pur avendo un permesso di soggiorno, è costretto a vivere nell’invisibilità fino all’appuntamento per la richiesta d’asilo, fissato addirittura per ottobre 2024. “Non ho il permesso di soggiorno, non posso, per formalizzare la richiesta di asilo mi hanno dato appuntamento al 24 ottobre 2024. Fino ad allora, io, mia moglie e il nostro bambino di tre anni dovremo vivere di elemosina“, ha raccontato a Repubblica. Tra un lavoretto in nero e l’altro, Daniel cerca di andare avanti come può. Sebbene per la legge non sia un clandestino, perchè arrivato qui con un volo aereo regolare, di fatto si può dire che lo sia a causa della burocrazia e della lentezza degli apparati dello Stato che non riescono a garantirgli uno dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione: l’asilo.

Anche la storia di Samuel, giovane nigeriano di 21 anni, è emblematica: malgrado il desiderio di lavorare, senza documenti non può formalizzare un contratto, con il rischio concreto di cadere vittima della criminalità. Dopo un tirocinio da panettiere, il forno vorrebbe assumerlo, ma non potrà farlo almeno fino a giugno 2024, la prima data disponibile per l’appuntamento per la formalizzazione della richiesta d’asilo. Per mesi e mesi, quindi, sarà letteralmente costretto dallo Stato a vivere nell’illegalità. Proprio per questo l’Arci, che lo assiste, ha deciso di presentare ricorso. “Il modo di procedere della questura di Roma è decisamente lesivo del diritto dei migranti richiedenti ad accedere alla procedura presenteremo dei ricorsi allegando certificazioni mediche e offerte di lavoro che i ricorrenti non possono accettare per mancanza di documenti”, ha infatti spiegato l’avvocato Mauro Nortagiovanni.

I ritardi delle questure

La mancanza di documenti non consente ai migranti l’accesso ad attività formative e a cure particolari che non siano quelle di base né all’iscrizione anagrafica. La mancanza di una stabile dimora e di mezzi di sussistenza adeguati, invece, si traducono in trattamenti inumani e degradanti”, ha aggiunto poi. Anche Stefano De Angelis dell’Unione sindacale ha denunciato una situazione inaccettabile: “Bene che vada ne fanno entrare 10-15 al giorno. A fronte di file con 2-300 persone. Tutti gli altri vengono allontanati senza troppi riguardi. Anche persone con tutte le carte in regola che magari non parlano bene l’italiano e non capiscono quello che gli viene detto. Dopo il decreto Cutro abbiamo registrato un enorme numero di persone che diventano irregolari nell’impossibilità di rinnovare il permesso di soggiorno. A questi, poi, si aggiungono i richiedenti asilo costretti ad attendere mesi per il primo appuntamento in questura.

Sono tollerati dal Viminale, nel senso che se vengono fermati non vengono espulsi. Ma non possono firmare un contratto di lavoro, un affitto, avere un bancoposte. I decreti del governo in materia di immigrazione stanno evidentemente peggiorando la situazione creando i presupposti per problemi di ordine pubblico”, ha sottolineato.

Ciò che dimostra il sistema italiano, quindi, è una totale noncuranza delle politiche d’immigrazione e un fortissimo disinteresse per l’integrazione, che non riesce a superare le parole con cui viene raccontata. E così, emerge la drammatica realtà di chi, in attesa di una possibilità di integrazione, è costretto a lottare contro il freddo, la disperazione e l’indifferenza di un sistema che tarda a rispondere a una delle sfide umanitarie più urgenti.

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