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Migranti, Save the Children: “Ancora troppi morti in mare, servono canali sicuri e vera solidarietà europea”

Roma, 30 settembre 2024 – Sono trascorsi undici anni da quel tragico 3 ottobre 2013, quando 368 migranti persero la vita davanti alle coste di Lampedusa. Eppure, nonostante il tempo, poco sembra essere cambiato. Da allora, il Mediterraneo è rimasto una delle rotte migratorie più pericolose al mondo, trasformandosi in un vero e proprio cimitero per chi cerca di raggiungere l’Europa in cerca di sicurezza e di un futuro migliore. Secondo i dati raccolti, infatti, dal 2014 a oggi sono circa 30.300 le persone che hanno perso la vita o sono scomparse nel Mediterraneo, una media di otto al giorno. Tra loro, troppi bambini, bambine e adolescenti.

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Migranti, politiche migratorie insufficienti e accordi controversi

Save the Children ha lanciato un nuovo allarme, chiedendo l’apertura di canali regolari e sicuri per raggiungere l’Europa e sollecitando una maggiore assunzione di responsabilità da parte degli Stati membri dell’Unione Europea e delle istituzioni comunitarie. “Di fronte a un contesto mondiale sempre più incerto e segnato da guerre, violenze e povertà estrema, chi fugge per cercare una vita migliore continua a rischiare la propria vita e quella dei propri figli in mancanza di alternative legali. È necessario un sistema strutturato e coordinato di ricerca e soccorso in mare per salvare le persone in pericolo”, ha infatti dichiarato Antonella Inverno, Responsabile Ricerca, Analisi e Formazione di Save the Children.

Secondo l’Organizzazione, l’Ue non solo non ha messo in campo un efficace meccanismo di ricerca e soccorso in mare, ma ha anche adottato misure di contenimento volte ad arginare le partenze e l’arrivo di migranti sul proprio territorio. A ciò si aggiungono accordi controversi e poco trasparenti con Paesi terzi, sostenuti da ingenti somme di denaro, ma privi di autentiche garanzie sul rispetto dei diritti umani e privi di meccanismi di monitoraggio adeguati.

“Invece di tutelare chi è più vulnerabile, l’Ue continua a irrigidire i confini e ad adottare un approccio securitario. Rendendo le condizioni di bambini, adolescenti e minori stranieri non accompagnati sempre più precarie e pericolose”, ha spiegato Inverno, facendo riferimento anche al recente pacchetto di riforme del Patto europeo su Asilo e Migrazione, approvato nella primavera del 2024. Le nuove norme, secondo Save the Children, rischiano di minare il diritto di asilo di minori e famiglie, esponendoli a rischi di detenzione, respingimenti e violenze alle frontiere.

Un esempio concreto di queste criticità è rappresentato dall’accordo stipulato tra l’Ue e l’Albania, che prevede il trasferimento di persone in cerca di protezione internazionale in strutture al di fuori dell’Unione, con un elevato rischio di detenzione prolungata e automatica, limitazioni nell’accesso a procedure di asilo eque e ritardi negli sbarchi.

Il dramma dei minori non accompagnati

Nel 2024, l’Italia ha registrato l’arrivo via mare di oltre 48.600 persone, tra cui 5.542 minori stranieri non accompagnati. Al 31 agosto 2024, nel sistema di accoglienza italiano risultano presenti 20.039 minori non accompagnati, in calo rispetto ai 22.599 dello stesso periodo del 2023, ma in aumento rispetto al 2022. Lampedusa si è confermata il principale punto di approdo per minori non accompagnati, bambini e bambine accompagnati, donne sole e donne in stato di gravidanza. Tutte persone con vulnerabilità specifiche e complesse, che richiedono un supporto mirato e una protezione speciale.

Per rispondere a queste esigenze, Save the Children ha realizzato, all’interno dell’Hotspot di Contrada Imbriacola a Lampedusa, uno “Spazio Sicuro” dedicato a minori, giovani donne e madri. Questo spazio, gestito in partnership con UNICEF e in collaborazione con UNHCR e D.i.Re, rappresenta un luogo protetto dove i più vulnerabili possono trovare supporto psicosociale, partecipare a attività ludiche e ricreative e conoscere i loro diritti. Per le donne e le ragazze, lo Spazio Sicuro diventa un luogo intimo e protetto dove possono condividere i loro vissuti e ricevere il sostegno necessario per affrontare traumi e situazioni di violenza di genere.

Un impegno per non dimenticare

Save the Children ribadisce con forza l’urgenza di garantire l’accesso ai diritti fondamentali a tutti i minori, e in particolare ai minori stranieri non accompagnati, che hanno diritto a cure e assistenza adeguate, in considerazione della loro storia, dei traumi vissuti e delle speranze per il futuro. “Di fronte a guerre e conflitti che avanzano in maniera estremamente rapida, l’Europa non può continuare a voltare le spalle. Serve un impegno concreto e condiviso, basato sul rispetto dei principi internazionali e su una solidarietà che vada oltre le parole”, ha concluso Inverno.

Anche quest’anno, Save the Children ha partecipato alle attività commemorative organizzate dal Comitato 3 ottobre a Lampedusa, con laboratori rivolti agli studenti italiani e stranieri e una tavola rotonda dedicata al tema dell’esternalizzazione dei confini e delle violenze subite dai migranti. Presenti anche i giovani del Movimento di Save the Children, che hanno raccontato le giornate sui loro canali social, sensibilizzando l’opinione pubblica sulla drammatica situazione che si vive quotidianamente alle porte dell’Europa.

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