Roma, 8 aprile 2024 – Il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (Cara) di Mineo, in Sicilia, è stato oggetto di una storia tumultuosa che evidenzia le complessità e le sfide dell’accoglienza dei migranti in Italia. Originariamente noto come “Residence degli Aranci”, il centro è stato requisito nel 2011 e trasformato in una struttura di accoglienza per migliaia di richiedenti asilo. Tuttavia, il Cara di Mineo è stato presto travolto da una serie di problemi, tra cui sovraffollamento, condizioni disumane e infiltrazioni criminali. Tutto questo ha portato alla sua chiusura definitiva nel 2019, sotto il governo di Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno. Ora, però, potrebbe ottenere una nuova vita grazie a un progetto di Paolo Pizzarotti, presidente della società proprietaria del centro.
Migranti, come potrebbe essere trasformato il Cara di Mineo
Nonostante le difficoltà incontrate, infatti, come racconta Milena Gabanelli su Il Corriere, Pizzarotti, ha proposto di riaprire il Cara di Mineo con un progetto ambizioso. Un progetto che prevede la gestione del centro da parte della sua società, con la creazione di laboratori artigiani, industriali e agricoli per formare i richiedenti asilo. A oggi, però, la proposta di Pizzarotti è rimasta senza risposta fino ad oggi. Eppure nel contesto di una crescente domanda di manodopera in settori chiave dell’economia italiana, emerge la questione dell’inclusione lavorativa dei migranti. I dati presentati da Unioncamere evidenziano una grave carenza di lavoratori in diversi settori, mentre migliaia di richiedenti asilo sono in attesa di poter contribuire al mercato del lavoro.
In questo quadro, si evidenzia un confronto con il modello tedesco di formazione professionale per i migranti, che offre opportunità di apprendimento e lavoro sin dai primi mesi dall’arrivo sul suolo tedesco. Questo modello, sostenuto dalle imprese private e dallo Stato, ha dimostrato di essere efficace nell’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro. In Italia, alcune iniziative isolate hanno cercato di affrontare la questione dell’inclusione lavorativa dei migranti. Ma la mancanza di un piano organico e di sostegno istituzionale ha limitato il loro impatto. È necessario quindi un approccio più coordinato e strategico per sfruttare appieno il potenziale dei migranti e garantire un’efficace integrazione sociale ed economica.
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