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La nuova ondata di sbarchi preoccupa il governo: 8mila migranti in 20 giorni

Roma, 8 aprile 2024 – Un gruppo di migranti è sbarcato nelle ultime ore a Lampedusa. Le partenze multiple di barchini dalla Tunisia, alla vigilia del voto europeo, hanno portato la premier Meloni a volare da Saied. Tuttavia, la situazione rimane critica. Solo ieri, quattrocento migranti sono giunti a Lampedusa su nove barchini, tutti partiti da Sfax e El Amra. Ma non è solo Lampedusa a essere coinvolta: trecento migranti, infatti, sono arrivati anche a Pantelleria e Marettimo.

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Migranti, 8mila sbarchi in 20 giorni

Gli ottomila arrivi nelle ultime tre settimane si sommano ai 12.000 complessivi dall’inizio dell’anno. La ripresa delle partenze dei pericolosissimi barchini dalla Tunisia fa tramontare l’illusione del governo Meloni che gli accordi con il governo di Kais Saied avessero finalmente cominciato a funzionare. Quel -70% sugli sbarchi dello stesso periodo del 2023, esibito come una medaglia al petto dalla premier solo un mese fa, si è già ridotto a un -55%. La prospettiva, quindi, è che, da qui alle elezioni europee, il trend al ribasso che sembrava ormai consolidato da ottobre si inverta di nuovo. La premier Meloni, però, non intende correre rischi e ha pianificato una nuova missione in Tunisia prevista per la prossima settimana. Questa sarà già la terza visita della premier in pochi mesi, oltre a quelle di diversi ministri, tutti invitati calorosamente a concretizzare qualcuno dei tanti progetti promessi a Saied.

La riduzione degli sbarchi, ma anche il traguardo del nuovo Patto asilo e migrazione, che mercoledì attende il voto finale a Bruxelles, sono i risultati che Meloni intende giocarsi nella campagna elettorale per le Europee. Questo patto privilegia la difesa dei confini europei, prevede una condivisione di responsabilità tra tutti gli Stati membri, ma in nessun modo obbliga alla redistribuzione di chi arriva e non supera il regolamento di Dublino. Nel concreto, l’Italia continuerà a dover gestire l’onere di paese di primo approdo, garantire la registrazione di chiunque sbarchi e vigilare sui movimenti secondari.

Inoltre, il governo punta a fare da apripista in Europa anche sull’esternalizzazione delle procedure di frontiera con il progetto Albania. I centri di Shengjin e Gjiader, che costeranno 500 milioni di euro in cinque anni, sono ambiti da ben trenta aziende che hanno risposto al bando pubblicato dal Viminale per la gestione dei centri. Tre di queste aziende saranno prescelte e avranno tempo fino al 10 aprile per presentare la loro offerta. La base d’asta è di 34 milioni di euro, destinati a lievitare con i rimborsi a piè di lista per spese di trasporto e sanitarie.

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