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Migranti: è ora che l’Unione europea concordi un piano comune

Roma, 7 dicembre 2021 – “La questione dei migranti deve essere regolata. Non possiamo dare la percezione che nessuno la controlli”. E quando “si cancellano i confini interni, quelli esterni diventano confini comuni. E’ responsabilità comune proteggerli e gestirli”. Con queste parole Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera europea, ha commentato la crisi migratoria durante i “Rome Med Dialogues”. Secondo Borrell, quindi, i Paesi membri dell’Ue devono “mettersi d’accordo su una politica comune sull’asilo e le migrazioni. Non possiamo permetterci un’altra Bielorussia. Bisogna concordare nell’Ue su come trattare i migranti e i richiedenti asilo. Sono due categorie diverse, non dobbiamo essere ipocriti, quindi dobbiamo trattarli in modo diverso e questo richiede una procedura”, ha aggiunto poi.

Migranti, l’Ue concordi un piano d’azione

Il discorso di Borrell sui migranti non si è concluso lì: l’Alto rappresentante, infatti, ha toccato alcuni dei temi più spinosi per la politica estera europea. Come la questione della Siria, della Libia, del Libano, dell’Iran e della Via della Seta. “Non è nei nostri piani riconoscere il regime di Assad come non lo è riconoscere il governo dei talebani. La Lega araba sta considerando di riaccettare la Siria. Dal nostro punto di vista non vedo la ragione di cambiare posizione. Ma questo non ci impedisce di fornire aiuto umanitario con i 200 camion che ogni giorno portano aiuti dalla Turchia in Siria e anche in Afghanistan”, ha sottolineato ricordando l’impegno nella provincia nordoccidentale di Idlib. “Idlib è sparita dalle prime pagine dei giornali, ma non è sparita dalla realtà, con il milione di persone che ci abita. Noi continuiamo a fornire aiuti“, ha aggiunto poi.

L’intervento, poi, si è spostato sull’Iran e i negoziati in corso a Vienna per salvare l’accordo sul programma nucleare iraniano. “Ora i negoziatori sono tornati nelle loro capitali per il fine settimana, ma l’impegno è quello di tornare lunedì o martedì a Vienna”. L’Ue “sta lavorando a una strategia – ora  assente – per il Golfo, regione che sta diventando sempre più  strategica per noi”. L’accordo, però, “non è solo sul  nucleare, ma è anche economico e commerciale. E’ un dare e avere. Donald Trump si è ritirato unilateralmente mentre l’Iran stava rispettando  l’accordo, reintroducendo inoltre sanzioni contro Teheran. Se vogliamo tornare all’accordo, bisogna accompagnare questo passo dal  sollevamento delle sanzioni e a un ritorno all’accordo originale. Il  problema è cosa viene prima. Ma non possiamo pretendere che l’Iran  torni ai suoi impegni sul nucleare se l’altra parte non fa lo stesso”.

migranti

Borrell: “Non sostituiremo il legittimo governo del Libano, non siamo una potenza coloniale”

Rispetto al Libano, poi, l’Unione europea “ha fornito 11 miliardi di euro di fondi in 10 anni, la metà per sostenere l’accoglienza dei profughi siriani, è una cifra importante”. Ora, però, il governo deve agire e “portare soluzioni per il popolo libanese”. Solo se lo farà “continueremo a sostenere il Libano. La prima priorità è che il governo lavori con il Fondo Monetario internazionale, è un prerequisito per attivare l’assistenza macro finanziaria per l’Ue. Poi deve velocizzare le indagini sull’esplosione al porto di Beirut, portare avanti le riforme, in particolare del settore dell’elettrificazione, e sostenere il popolo in difficoltà. Solo così potrà contare sull’Ue”. Questo, però, non significa che ci sarà un possibile intervento dell’Unione in caso di insuccesso dell’esecutivo: “Non sostituiremo il legittimo governo del Libano, non siamo una potenza coloniale“, ha sottolineato con fermezza Borrell.

L’Alto rappresentante, poi, è passato al tema della Libia. “Ritengo che in Libia ci sia stato già troppo intervento esterno. La Libia ha bisogno che questi attori esterni vadano via e questo è parte della soluzione. Poi ci sono le elezioni che non sono una bacchetta magica ma portano legittimità. Sarà difficile organizzare il voto in un paese con grandi divisioni, ma se non ci fossero ci sarebbe un enorme punto interrogativo che non possiamo rimandare per sempre”. L’intervento ha toccato inoltre la questione della Via della Seta. “Noi offriamo una Via della Seta sostenibile perché le persone lavorino con noi, per molti Paesi quella della Cina non lo è”. Infine, il rapporto tra Ue e Africa: “L’Unione ornisce risorse e partnership destinate al continente. Vogliamo offrire a tutti i partner un buon accordo”, ha detto soffermandosi sull’importanza delle infrastrutture digitali e sull’intenzione di costruire connettività nel mondo al servizio dell’interattività.

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