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Musulmani in Italia. È iniziato il Ramadan, gli auguri di Amato agli immmigrati

Il messaggio del ministro dell’Interno per l’inizio del digiuno. "Pluralismo culturale e religioso, nel rispetto dell’uguaglianza e della dignità umana"

ROMA – Inizia oggi il Ramadan, il mese del calendario musulmano dedicato alla preghiera e alla meditazione, durante il quale i fedeli dall’alba al tramonto non dovrebbero mangiare bere, fumare o compiere atti sessuali.

Secondo le stime dell’ultimo dossier statistico immigrazione della Caritas sarebbero oltre un milione gli stranieri in Italia che arrivano da Paesi a maggioranza islamica. E stamattina ministro dell’Interno Giuliano Amato ha rivolto "un pensiero augurale alle donne e agli uomini di religione musulmana che vivono in Italia e che, con il loro lavoro e la loro partecipazione alla vita del Paese, intendono contribuire al cammino della comunità nazionale unitamente alle altre espressioni della società".

"L’Italia riconosce e garantisce la libertà religiosa – spiega Amato in una nota diffusa dal Viminale – e considera positivamente il ruolo che le religioni possono svolgere per lo sviluppo della persona e per favorire la coesione sociale. I principi di democrazia e di laicità che sono alla base della società italiana e delle sue istituzioni – riaffermati recentemente nella Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione – sono il presupposto per il pluralismo culturale e religioso, nel rispetto dell’uguaglianza e della dignità umana; essi, al contempo, richiedono a tutti – cittadini o immigrati, individui o organizzazioni, privati o istituzioni – l’impegno al rispetto dell’ordinamento e dei valori che regolano la società italiana".

Il responsabile del Viminale dice quindi di guardare "con partecipazione e solidarietà all’impegno che le donne musulmane stanno dimostrando per conseguire quei traguardi di uguaglianza e parità che il nostro ordinamento garantisce. Su queste basi l’integrazione farà ulteriori passi, nel segno dell’accoglienza, del dialogo e dell’inclusione, ma anche del rifiuto dei comportamenti che non osservino quei principi e quei valori.

"In questa prospettiva – conclude Amato – guardiamo con rispetto a questo mese di digiuno, preghiera e riflessione, nell’auspicio che l’autentica spiritualità che nel Ramadan trova espressione confermi i sentimenti di pace e solidarietà e la volontà di dialogo e di coesione".

(13 settembre 2007)

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