Susanna S. , trentunenne di origini bosniache, dopo essere uscita dal carcere è rinchiusa a Ponte Galeria. Il garante dei detenuti del Lazio: “Va liberata subito, per tutelare i bambini”
Roma – 24 aprile 2014 – Susanna S. è nata e cresciuta in Italia, qui ha partorito i suoi figli. Ora però è chiusa nel Cie di Ponte Galeria in attesa di espulsione, lontana dai suoi bambini, affidati a una struttura di accoglienza.
È il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni a denunciare la situazione in cui si trova la trentunenne di origine bosniaca. Un trattamento che lo ha spinto a scrivere all’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma chiedendo che la donna venga immediatamente liberata.
Susanna Ss, spiega il Garante, "è nata a Torino da genitori di origine bosniaca. Con diversi precedenti e dopo essere uscita dal carcere milanese di San Vittore, dove aveva scontato un anno per furto aggravato, è stata rinchiusa nel Cie di Ponte Galeria in attesa di espulsione".
"È madre di 2 minori nati in Italia (di 9 e 11 anni) che, in base al Decreto provvisorio del Tribunale dei Minori di Milano, non possono contare sull'assistenza del padre, residente da tempo in Francia. Ma proprio questa circostanza – segnala Marroni – fa si che la permanenza di Susanna nel Cie presenti dei profili consistenti di criticità".
Il Testo Unico dell'immigrazione, ricorda il Garante, vieta, infatti, all'art. 19 'il respingimento o l'esecuzione dell'espulsione […] dei componenti di famiglie monoparentali con figli minori..', specificando all'art. 31 che 'Il Tribunale per i minorenni, per gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico e tenuto conto dell'età e delle condizioni di salute del minore che si trova nel territorio italiano, può autorizzare l'ingresso o la permanenza del familiare, per un periodo di tempo determinato, anche in deroga alle altre disposizioni del presente testo unico'.
"La donna – dice Marroni – non ha compiuto reati che minano l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato, unica tipologia per la quale viene disapplicato il diritto all'unità familiare, Il suo trattenimento e l'espulsione sono illegittimi e per questo ho chiesto l'immediata interruzione di tale condizione di privazione della libertà personale. L'allontanamento della madre dal territorio nazionale, con il divieto di rientro per un periodo di minimo di 5 anni, è una condizione che può compromettere lo sviluppo psicofisico dei minori, considerando anche l'assenza del padre".
Per evitare che ciò accada, l'Ente Morale Opera Nomadi ha già dichiarato la propria disponibilità ad accogliere Susanna, che sarebbe impiegata come mediatore di comunità negli sportelli di Roma. "L'inserimento all'interno di tale progetto – conclude il Garante – denota una comune unione di intenti finalizzata a salvare una famiglia. Il trattenimento e il potenziale allontanamento della donna sono attuati in violazione dei diritti fondamentali della signora e dei suoi figli, fattispecie che uno Stato democratico di diritto come l'Italia ha il dovere di evitare".