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Niente visto agli artisti per la festa nazionale

L’Italia invita musicisti dalla Somalia, ma l’ambasciata italiana non fa uscire per motivi turistici

Napoli – 26 giugno 2008 – L’ambasciata italiana in Kenya, responsabile anche per la Somalia, non rilascia visti turistici ai cittadini somali perché “se partono non rientrano più”. “Mi sono sentita rispondere così da una rappresentante del governo italiano a Nairobi”, racconta Marika Visconti, dell’associazione Onlus ‘Lotta all’Esclusione Sociale per lo Sviluppo’ (L.E.S.S.). “La spiegazione datami – aggiunge Visconti – è stata persino rafforzata dall’osservazione: ‘e restano sul groppone a me così come a lei’”.

Il tutto è avvenuto in relazione alla richiesta dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Napoli – con il quale la L.E.S.S. sta collaborando all’organizzazione della festa nazionale della Somalia il 1° luglio – di un riscontro dopo l’invio, il 6 giugno, di una lettera d’invito per sei cittadini somali componenti di un gruppo musicale.

“Mentre in Italia si sprecano parole sulla condanna della clandestinità – dice Marika Visconti – allo stesso tempo le nostre diplomazie impediscono l’ingresso regolare ai cittadini somali anche solo per pochi giorni. Forse – suggerisce – dovremmo spostare l’attenzione delle nostre campagne di sensibilizzazione dai cittadini e dalle istituzioni locali alle rappresentanze italiane all’estero. Non capiamo perché le stesse garanzie che valgono per altri cittadini extracomunitari non siano sufficienti per i cittadini somali”.

Spiega Abukar Mohamed Iman, vicepresidente dell’Associazione della Comunità Somala in Italia: “Noi somali siamo presenti in Campania da oltre 30 anni e da tre anni organizziamo la nostra festa nazionale. Mai purtroppo siamo riusciti ad invitare artisti che rappresentano la nostra cultura per problemi posti dalle Ambasciate italiane. Lo scorso anno per esempio abbiamo avuto lo stesso problema con l’Ambasciata Italiana a Dubai che ha negato il visto ad un nostro artista conosciuto in tutto il mondo”.

Come noto, la situazione in Somalia non è buona. La guerra civile non lascia respirare il paese e il caos socio-politico è sufficiente per spiegare perché tanti somali tentano la fuga continuamente. Vista la situazione, i somali avrebbero tra l’altro il diritto al riconoscimento dello status di rifugiato.

La risposta giunta dall’Ambasciata italiana in Kenya è considerata un atto gravissimo anche dall’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, Giulio Riccio, che paragona la situazione a un vero e proprio “sequestro di persona, anzi di un intero popolo”.

“Un atto illegittimo e arbitrario – ha commentato l’assessore -, che rappresenta anche una modalità scorretta di gestione dei rapporti tra istituzioni. Rileviamo, inoltre, come questo atteggiamento sia un fanalino d’allarme di un approccio incoerente rispetto alle politiche migratorie: il livello territoriale impegnato nella programmazione e realizzazione di interventi di inclusione sociale dei migranti e il livello sovraterritoriale ossessionato da politiche securitarie ed escludenti”.

Il Comune di Napoli insieme con l’Associazione della Comunità Somala in Campania e altre associazioni di tutela dei diritti dei migranti sta organizzando la terza Festa dell’Indipendenza della Somalia, in programma il 1° luglio a piazza Dante. In realtà, la Somalia ne ha due: oggi si festeggia l’indipendenza della parte Nord dal dominio britannico e il 1° luglio, quella della zona Sud dal dominio italiano.

L’evento di Napoli, oltre a rappresentare un momento di aggregazione per la comunità dei somali sul territorio, è anche l’avvenimento di chiusura della Campagna di sensibilizzazione sul diritto d’asilo “Io accolgo un Rifugiato” promossa dalla L.E.S.S. con il patrocinio del Comune di Napoli, della Provincia di Napoli e dalla Regione Campania.

Alla luce del grave fatto venuto a galla in occasione della imminente festività, la L.E.S.S. invita gli artisti di ogni nazionalità a partecipare all’iniziativa del 1° luglio, per dare sopporto alla comunità, per dimostrare la propria solidarietà e trasformare l’evento in una festa di tutti i popoli.

Antonia Ilinova

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