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Omosessuali perseguitati in patria? Si all’asilo politico

Concesso lo status di rifugiato a un egiziano, un iraniano e una libica seguiti a Milano dai volontari del Progetto Io: “Altri casi simili, siamo fiduciosi”. Dell’Amico (Arcigay): “Commissioni territoriali sempre più attente”

 

Roma – 10 novembre 2011 – In patria non potevano vivere liberamente la loro omosessualità, rischiavano persecuzioni, arresti, anche la pena di morte. Ora potranno rimanere al sicuro in Italia.

Si è conclusa bene la vicenda di un egiziano, un iraniano e una libica che nei mesi scorsi avevano chiesto asilo nel nostro Paese. Le commissioni territoriali di Milano e Gorizia che hanno esaminato le domande hanno accordato loro lo status di rifugiato, dimostrando ancora una volta che non ci sono solo guerre e persecuzioni politiche a giustificare la concessione della protezione internazionale.

I tre ragazzi sono stati seguiti dal Progetto IO (“Immigrazioni e Omosessualità”) promosso a Milano da Arcigay, Arcilesbica, Ala Onlus e altre associazioni attive nell’immigrazione, che segue diversi casi di questo tipo (e-mail progettoio@arcigaymilano.org).  “Questi risultati ci lasciano fiduciosi per il  raggiungimento di altri riconoscimenti analoghi”, scrivono i volontari in una nota.

“Aiutiamo i richiedenti asilo a mettere insieme la loro storia personale, ciò che li ha spinti a cercare protezione, evidenziando quindi gli aspetti legati al loro orientamento sessuale. Costruiamo poi un dossier sui Paesi d’origine e questo materiale viene utilizzato dalla commissione territoriale per valutare la domanda d’asilo“ dice uno dei responsabili del Progetto IO, Diego Puccio.

I migranti omosessuali hanno la strada in salita. “Qui sono doppiamente discriminati, come immigrati e come omosessuali. Se fanno coming out, perdono l’appoggio della loro comunità, cioè la rete che di solito aiuta a trovare lavoro e alloggio o ad andare avanti nei momenti di difficoltà. Senza contare che ciò che succede qui viene subito comunicato alle famiglie in patria” sottolinea Puccio.

Di qui la necessità di trovare appoggi al di fuori della comunità. “È cresciuta molto, in questi anni, l’attenzione delle associazioni  verso gli immigrati gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Esperienze simili a quella del progetto Io di Milano stanno prendendo piede anche nel resto d’Italia” dice Giorgio Dell’Amico, responsabile immigrazione e asilo di Arcigay.

A fine mese, a Palermo, ci sarà un convegno dedicato alla “Protezione internazionale per orientamento sessuale e identità  di genere”,  organizzato dalla Rete Lenford. Un tema molto attuale: “Le commissioni territoriali – conferma Dell’Amico – sono sempre più sensibili nella valutazione di casi di omosessuali che fuggono dalle persecuzioni nei Paesi d’origine. Quando le situazioni sono chiare, non esitano ad accordare lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria”.

Elvio Pasca

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