Roma, 4 novembre 2024 – L’Operazione Albania, che ha portato al trasferimento di migranti dal territorio italiano alle strutture del Paese balcanico, potrebbe presto essere oggetto di un’indagine da parte della magistratura contabile per valutare un eventuale danno erariale a carico dello Stato. La Corte dei Conti sta esaminando due esposti presentati a fine ottobre da parlamentari di Italia Viva e del Movimento 5 Stelle, che sollevano dubbi sui costi dell’operazione e sul loro impatto sulle finanze pubbliche.
Gli stessi esponenti del M5S hanno annunciato la possibilità di presentare un esposto integrativo in caso di ulteriori trasferimenti di migranti. I documenti presentati sono stati trasmessi ai giudici contabili per valutare se i costi sostenuti dal Governo per il trasferimento di 16 migranti, avvenuto a metà ottobre, configurino un possibile danno alle casse dello Stato. La Procura della Corte dei Conti sta esaminando il caso per stabilire se vi siano elementi di interesse che giustifichino l’apertura di un fascicolo o se, al contrario, archiviare la questione.
Al centro della polemica c’è il budget stanziato dal Governo per l’operazione: 670 milioni di euro distribuiti su cinque anni, con un budget annuale di 134 milioni. Secondo il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, si tratta di un “investimento” che dovrebbe consentire di ridurre i costi della gestione straordinaria della prima accoglienza, attualmente pari a circa 1,7 miliardi di euro all’anno. Tuttavia, le opposizioni attaccano duramente l’operazione, definendola uno spreco di risorse pubbliche e una misura disumana. Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde, ha criticato il Governo parlando di “propaganda” e “sperpero di risorse”, mentre Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha definito i centri in Albania “costosi e contrari al diritto europeo.”
Tra le spese contestate vi è quella per il mantenimento delle forze di polizia italiane dislocate in Albania. Il protocollo prevede un esborso di quasi 9 milioni di euro per vitto e alloggio degli agenti in strutture alberghiere a Shengjin, dove si trova l’hotspot. Circa 300 poliziotti sono alloggiati in camere singole, con un costo giornaliero di 80 euro a persona.
Nonostante le critiche, il Governo sembra deciso a proseguire con l’Operazione Albania. Si prevede che nella settimana prossima vengano organizzati nuovi trasferimenti di migranti verso Shengjin e Gjader, dopo che il primo trasferimento si è concluso il 18 ottobre. In quell’occasione, i giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma non hanno convalidato il trattenimento di cittadini provenienti da Bangladesh ed Egitto, aprendo così un nuovo fronte di discussione legale.
Nel frattempo, la nave della Marina Militare “Libra” è in rotta verso il Mediterraneo centrale, dove sarà impegnata nelle prossime operazioni di soccorso e trasferimento, mentre il Governo attende indicazioni su come procedere per organizzare un nuovo trasferimento di migranti nell’hotspot albanese. Il tutto avviene in un contesto di tensione tra esecutivo e magistratura, con il Governo che ha deciso di non attendere la pronuncia della Corte Europea di Giustizia, sollecitata dal Tribunale di Bologna in merito alla definizione di “Paese sicuro”.
A seguito delle critiche mosse da esponenti del Governo contro alcuni magistrati, l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha convocato per il 4 novembre un’assemblea straordinaria a Bologna in segno di solidarietà con i giudici coinvolti. La presidente dell’ANM emiliana, Eleonora Pirillo, ha espresso preoccupazione per gli attacchi ricevuti da alcuni colleghi, in particolare per le “esternazioni” riguardanti la vita personale di un magistrato coinvolto nella vicenda.
L’Operazione Albania rimane quindi al centro di un acceso dibattito politico e giuridico, con le opposizioni determinate a far luce sui costi e le modalità di gestione, mentre il Governo prosegue nella sua strategia migratoria senza attendere il responso della giustizia europea.