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Papa Francesco: “Migranti non sono numeri, nessun Paese sia indifferente”

Bergoglio: “Coniugare il diritto di migrare con la possibilità di integrazione”. “Grazie a Italia e altri Paesi che con generosità accolgono quanti sono nel bisogno”

 

 

Città del Vaticano – 9 gennaio 2017 – “Occorre un impegno comune nei confronti di migranti, profughi e rifugiati, che consenta di dare loro un’accoglienza dignitosa”. Lo ha detto stamattina Papa Francesco, ricendo in udienza in Vaticano gli ambasciatori accreditati presso al Santa Sede. 

“Ciò implica – ha sottolineato – saper coniugare il diritto di «ogni essere umano […] di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse» , e nello stesso tempo garantire la possibilità di un’integrazione dei migranti nei tessuti sociali in cui si inseriscono, senza che questi sentano minacciata la propria sicurezza, la propria identità culturale e i propri equilibri politico-sociali. D’altra parte, gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti”.

Secondo Bergoglio, un “approccio prudente da parte delle autorità pubbliche non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti, ma implica valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai migranti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione”.

“Soprattutto – ha sottolineato il papa – non si può ridurre la drammatica crisi attuale ad un semplice conteggio numerico. I migranti sono persone, con nomi, storie, famiglie e non potrà mai esserci vera pace finché esisterà anche un solo essere umano che viene violato nella propria identità personale e ridotto ad una mera cifra statistica o ad oggetto di interesse economico”.

Francesco è tornato a chiedere che tutti facciano la loro parte: “Il problema migratorio è una questione che non può lasciare alcuni Paesi indifferenti, mentre altri sostengono l’onere umanitario. Tutti dovrebbero sentirsi costruttori e concorrenti al bene comune internazionale”. “Sono perciò grato – ha aggiunto – ai tanti Paesi che con generosità accolgono quanti sono nel bisogno, a partire dai diversi Stati europei, specialmente l’Italia, la Germania, la Grecia e la Svezia”.

Il papa ha anche ricordato il suo viaggio all’isola di Lesbo, dove ha “visto e toccato con mano la drammatica situazione dei campi profughi, ma anche l’umanità e lo spirito di servizio delle molte persone impegnate per assisterli”. “Né bisogna dimenticare ha aggiunto – l’accoglienza offerta da altri Paesi europei e del Medio Oriente, quali il Libano, la Giordania, la Turchia, come pure l’impegno di diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia”.

“Infine ha citato il viaggio in Messico, “dove ho potuto sperimentare la gioia del popolo messicano, mi sono sentito vicino alle migliaia di migranti dell’America Centrale, che patiscono terribili ingiustizie e pericoli nel tentativo di poter avere un futuro migliore, vittime di estorsione e oggetto di quel deprecabile commercio – orribile forma di schiavitù moderna – che è la tratta delle persone”. 

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