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Pediatra ai figli degli irregolari, la Lombardia continua a “sperimentare”

Prorogato di un anno l’accesso (limitato) al servizio sanitario regionale dei bambini senza permesso di soggiorno. Le associazioni: “Serve una soluzione stabile e migliore”

 

Milano – 22 dicembre 2016 – È giusto fare esperimenti sulla salute dei bambini? Decidere che oggi possono andare dal pediatra, ma domani forse no?

Eppure da tre anni la Lombardia garantisce solo “in via sperimentale” che i bambini che hanno fino a 14 anni e sono figli di immigrati senza permesso di soggiorno possano iscriversi al Servizio Sanitario Regionale, farsi visitare occasionalmente da un pediatra (ma senza averne uno fisso, di libera scelta) o andare in un ambulatorio senza passare per il Pronto Soccorso. Prima erano  considerati irregolari come i loro genitori, che hanno diritto solo a cure “urgenti” ed “essenziali”.  

Quel passo avanti è stato il recepimento al ribasso di un accordo tra Stato e Regioni, un passo ulteriormente obbligato per l’amministrazione regionale, dopo che il tribunale di Milano aveva accolto il ricorso di quattro associazioni: Anolf Cisl, Asgi, Avvocati per Niente e Naga. La sperimentazione sarebbe scaduta il 31 dicembre 2016, se il 5 dicembre scorso la Giunta guidata da Roberto Maroni non l’avesse prorogata di un anno, dedicando a quei bambini qualche rigo nelle Regole di gestione del servizio sociosanitario 2017”.. 

“Al fine di garantire un’assistenza sanitaria completa a questa fascia di cittadini particolarmente esposta ed a rischio, evitando in questo modo che l’accesso al SSR passi unicamente attraverso il pronto soccorso – spiega il regolamento –   viene prorogata al 31/12/2017 la scadenza della sperimentazione”. Questa avrà le “stesse condizioni” e le “stesse modalità” avute finora, nell’attesa di “un eventuale definizione del regime assistenziale più adeguato in termini di protezione della salute dei minori stranieri irregolari”.

Chissà se e chissà quando, insomma, la Regione Lombardia tratterà i figli degli immigrati irregolari al pari degli altri bambini. Intanto, per un altro anno, sperimenta. 

“La proroga è il minimo che la Regione potesse fare. Serve invece una soluzione stabile, che dia anche ai figli degli irregolari il pediatra di libera scelta, quindi la possibilità di essere seguiti per anni dallo stesso medico in modo che venga garantita la continuità assistenziale” dice a Stranieriinitalia.it Maurizio Bove presidente dell’Anolf di Milano. 

L’ Anolf, insieme a Naga, Asgi e Avvocati per Niente,  punta il dito anche contro l’esclusione dei minori dai 15 ai 18 anni, minori trattati ancora come adulti irregolari, e che invece secondo le associazioni dovrebbero godere della stessa garanzia degli infraquattordicenni. C’è infine un grosso problema di informazione.  

“La Regione – spiega Bove – non ha mai fatto campagne tra gli immigrati per dire loro che possono iscrivere i figli al servizio sanitario anche se non hanno il permesso di soggiorno. Anche gli operatori del ssr sono poco informati, la notizia della proroga della sperimentazione non è arrivata e questo si ripercuote sulle famiglie straniere e in particolare su tanti “irregolari di ritorno”, un’ emergenza di questi anni”. 

Lo sa bene Teresa, una mamma salvadoregna assistita dall’Anolf che sta crescendo da sola i suoi tre figli. Lavorava come badante e da quando due anni fa è morta la signora che assisteva a tempo pieno è riuscita a trovare solo impieghi a ore, che non le hanno garantito un reddito sufficiente a rinnovare il permesso di soggiorno. È diventata, come tanti altri nella stessa situazione, un’immigrata irregolare

Uno dei suoi figli è dislessico. Quando all’inizio di dicembre si è rivolta a un ospedale perché lo seguissero, le è stato detto che non sarebbe stato possibile, perché la sperimentazione per i figli degli irregolari stava finendo. Ora per fortuna è arrivata la proroga. Ma tra un anno?

Elvio Pasca

 

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