Roma, 13 giugno 2024 – Le migrazioni di massa, un fenomeno che un tempo era spesso legato a crisi economiche locali, oggi sono sempre più frequentemente provocate da guerre e disastri climatici. Secondo il nuovo rapporto Global Trends dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, diffuso a pochi giorni dalla Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebrerà il 20 giugno, sono 120 milioni le persone nel mondo costrette a lasciare le proprie case, un numero superiore agli abitanti di Italia e Regno Unito messi insieme. Di questi, 10 milioni sono diventati migranti solo nell’ultimo anno.
Migranti, i dati dell’Onu
I dati mostrano una realtà drammatica: tre su quattro migranti sono costretti a fuggire da paesi devastati da condizioni climatiche insostenibili. Le nazioni che vedono il maggior numero di cittadini costretti a cercare rifugio altrove sono Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan. I conflitti violenti che imperversano in regioni come la Striscia di Gaza, il Congo e il Myanmar, poi, hanno ulteriormente aggravato la situazione, spingendo milioni di persone a cercare sicurezza lontano dalle proprie terre.
I paesi che accolgono il maggior numero di rifugiati sono l’Iran, la Turchia, la Colombia, il Pakistan e, in Europa, la Germania. In Italia, si registrano circa 450.000 persone accolte tra rifugiati, richiedenti asilo e protezioni temporanee. Questi numeri, dietro i quali si celano statistiche che fotografano un dramma globale, rappresentano storie personali e familiari di enorme sofferenza. Segni di vite spezzate e violate. Di persone costrette alla fuga dalla cecità di chi sceglie la guerra e dall’incuria verso un pianeta sempre più sofferente.
Fulvia Conte, insieme ad altri soccorritori di Medici Senza Frontiere (MSF), ha denunciato la situazione in un comunicato rilasciato all’arrivo della nave Geo Barents a Genova l’11 giugno, dopo quattro giorni di navigazione. Con il lutto al braccio e uno striscione con la scritta “Europa… quanti ancora?”, hanno portato l’attenzione sulle 11 vittime del naufragio i cui corpi, in fase di decomposizione, sono stati recuperati nelle acque tra Italia e Libia. MSF, considerata una sorta di “ambulanza del mare”, non si limita all’azione umanitaria. Ma sente il dovere di unire la denuncia politica: “Chiediamo sia rispettato il diritto internazionale che impone i salvataggi in mare,” spiega Conte, coordinatrice della ricerca e soccorso della Geo Barents.
Le loro operazioni, come quelle di altre navi della flotta non governativa, infatti, cercano di colmare un vuoto lasciato dagli Stati. La domanda delle Ong, però, è chiara: “Si fermino gli illegittimi respingimenti in Libia, si aprano canali legali e sicuri”.
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