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“Profughi in paese a mia insaputa”, il sindaco usa i cartelli luminosi

Il primo cittadino leghista di Cene protesta per la decisione presa dalla prefettura senza averlo “informato preventivamente”. Poi arriva il terremoto e cambia strategia

Bergamo – 2 novembre 2016 – Giorgio Valoti, sindaco di Cene, vicino Bergamo, è uno che ci tiene a confermarsi di stretta osservanza leghista. Sulla sua pagina facebook, ad esempio, dietro la foto di rito in cravatta verde, campeggiano gli slogan “No alla cittadinanza facile” e “Perché l’immigrazione clandestina rimanga un reato” con tanto di logo del Carroccio.

Qualche giorno fa, però, il messaggio che ha voluto lanciare ai concittadini è stato principalmente: “Io non c’entro”. Lo ha fatto  tramite i cartelloni luminosi dell’amministrazione comunale, dove ha fatto scrivere: “Il sindaco avvisa che senza essere informato preventivamente sono stati collocati 59 cittadini stranieri nella ex colonia del Monte Bò”.

Valoti ha reagito così alla scelta della prefettura di mandare un gruppo di profughi in una struttura di proprietà della diocesi. Lui, dice, non ne sapeva niente, il prefetto di Bergamo gli aveva solo ventilato quell’ipotesi, mettendolo poi da un giorno all’altro di fronte al fatto compiuto. Per questo ha invitato via facebook la cittadinanza a intervenire in consiglio comunale per “fare il punto della situazione sull’emergenza che il nostro paese sta vivendo/subendo”

“Sono orgoglioso di essere nato in una famiglia che mi ha inculcato l’educazione. Una telefonata non costava niente” ha detto il sindaco di Cene a un’emittente locale. Nella stessa intervista, ha definito l’ex colonia “un ghetto”, spiegando che “è bella struttura, ma a quattro chilometri dal paese. Se è questa la carità cristiana che  si vuol dare, io mi dissocio completamente”.

Poi, però, domenica mattina, la terra ha tremato di nuovo al Centro Italia. Valoti ha subito scritto su Facebook: “Sono vicino alle persone appena colpite dal terromoto. La proposta che porterò avanti, sia con il Vescovo e con il Prefetto, é quella di usare la casa vacanze della curia, appena assegnata a 60 cittadini stranieri, come accoglienza per le persone terremotate che hanno perso la loro casa”.

Terremotati al posto dei profughi, insomma. Se gli ospiti sono italiani, evidentemente, quella struttura non è più un ghetto. 

EP

 

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