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Rc Auto più care per gli immigrati. “Zurich e Quixa discriminano”

Il tribunale di Milano deciderà sulle maggiorazioni “etniche” delle due compagnie assicuratrici. L’avvocato Guariso (Asgi): “Distinzioni per cittadinanza vietate dalla legge. Se nasco straniero e divento italiano, guido meglio?”

 

Roma – 4 novembre 2011 – Tornano in tribunale le tariffe Rc Auto maggiorate applicate ai clienti immigrati da alcune compagnie assicurative.

Pochi mesi fa Genialloyd, portata davanti al giudice  da un cittadino tunisino che aveva scoperto di pagare 170 euro in più rispetto agli italiani,  aveva promesso di rimuovere la cittadinanza dai parametri utilizzati per calcolare la polizza. Un esempio non seguito da Quixa e Zurich, contro le quali l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione e Avvocati per Niente Onlus avvieranno nei prossimi giorni a Milano un’azione civile antidiscriminazione.

Nel ricorso curato dagli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, si citano i preventivi recuperati sui siti internet delle due compagnie, inserendo sempre le stesse condizioni, cittadinanza a parte. Si scopre così che, con Zurich, la tariffa di 465 euro offerta a un italiano schizza a 665 euro se al volante c’è un albanese. Mentre i 414 euro chiesti da Quixa a un italiano diventano 625 euro se è un camerunense a informarsi su quanto spenderà.

Eppure, ricordano Asgi e Apn,  l’articolo 43 del Testo Unico sull’Immigrazione dice che compie una discriminazione “chiunque imponga condizioni più svantaggiose o si rifiuti di fornire beni o servizi offerti al pubblico ad uno straniero soltanto a causa della sua condizione di straniero”. Le due associazioni chiedono quindi al giudice di accertare questa violazione e di obbligare le assicurazioni a eliminare le maggiorazioni “etniche”, restituendo, inoltre, ai clienti immigrati i soldi incassati ingiustamente.

Il comportamento di Zurich e Quixa era già finito al centro di un’inchiesta pubblicata qualche mese fa da Stranieriinitalia.it.

In quell’occasione, le due compagnie avevano difeso la loro scelta appellandosi alle statistiche, che mettono in relazione la cittadinanza con “una tipologia di comportamento di guida e, di conseguenza, una tipologia di rischio”. “Non è una discriminazione” avevano spiegato, supportate dall’Ania, associazione nazionale imprese assicuratrici, secondo la quale “il parametro della nazionalità agisce al pari di tutti gli altri fattori che differenziano il rischio”.

Queste spiegazioni, secondo Guariso, non reggono. “Fare differenze in base alla cittadinanza – dice a Stranieriinitalia.it – è vietato espressamente dalla legge, e questo vale indipendentemente dalle giustificazioni economiche. Le compagnie avrebbero potuto offrire tariffe diverse a guidatori grassi o magri – scherza l’avvocato  – ma non possono discriminare tra italiani e stranieri”.

Senza contare che la cittadinanza non è una qualità “naturale” del guidatore, ma può cambiare nel tempo. “Se nasco senegalese e poi divento italiano questa variazione avrà effetti anche sul mio modo di guidare?” chiede Guariso. Certo che no. La risposta più importante dovranno però darla i giudici.

Elvio Pasca

 

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