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Reato di clandestinità, verso lo stop?

Berlusconi frena sul reato, solo la Lega tira dritto. Intanto l’opposizione esulta. Si allontana il reato?
ROMA, 4 giugno 2008 – Per il presidente del Consiglio deve essere considerata solo ”un’aggravante”. Per il ministro dell’Interno, invece, non puo’ che essere un reato.

Ufficialmente ancora non esiste, nel senso che il provvedimento che dovrebbe contenerlo non e’ ancora stato depositato da nessuna parte, ma la ”clandestinita”’ e’ un tema che divide la maggioranza.

L’Onu, con l’Alto commissario per i diritti umani Louise Arbour, l’altro ieri l’aveva detto chiaramente: l’idea di far diventare un reato l’ingresso irregolare in Italia degli stranieri non convince. E anche il Vaticano, attraverso il segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti Agostino Marchetto, non aveva lasciato spazio a dubbi: il reato della clandestinita’ non va, e’ inutile e creerebbe troppi problemi.

Cosi’, ieri, il ministro democristiano Gianfranco Rotondi, ha preso le distanze dall’idea di reato tanto cara alla Lega e afferma che ”sicuramente” in Parlamento, durante l’esame del testo, ”si terra’ conto delle prese di posizione del Vaticano”. E analoga e’ stata la linea del sottosegretario Carlo Giovanardi, che condividendo il ‘no’ della Chiesa ha ricordato che ”identico dibattito” sul ‘clandestino-reo’ venne fatto nel 2001, durante l’esame della legge Bossi-Fini, e si concluse come rischia di concludersi ora cioe’ con un nulla di fatto.

Silvio Berlusconi, infatti, ha preso posizione confermando di preferire che la ‘clandestinita’ venga considerata non come un reato a se’, ma come un’aggravante di altri reati. La ‘scelta di campo’ del premier, che rischia di essere una pietra tombale sull’idea di inserire nell’ordinamento il reato di clandestinita’, ha irritato non poco il ministro dell’Interno Roberto Maroni che a stretto giro si è detto ”sorpreso” confermando che, a suo avviso, la clandestinita’ deve diventare un reato. D’altra parte, il Cdm di Napoli aveva approvato all’unanimita’ il ddl ”che porta come prima firma quella di Berlusconi” e lui, Maroni, non vuole cambiare idea.

La Lega si è schierata dalla parte del responsabile del Viminale, a cominciare da Mario Borghezio che ha criticato il Cavaliere sostenendo che una retromarcia sul punto diventerebbe ”un cedimento molto difficile da far comprendere ai nostri elettori”. Piu’ cauto pero’ e’ stato Roberto Calderoli: ”Nessuno pensa di far scoppiare le carceri, la vera pena e’ rispedire i clandestini subito a casa”. Reato o aggravante, ha cercato di mediare il ministro della Difesa Ignazio La Russa, cambia poco, l’obiettivo deve restare sempre quello: mai piu’ clandestini sotto casa.

L’opposizione intanto ha esultato. Per il segretario del Pd Walter Veltroni, Berlusconi ”con le sue parole cancella il reato di immigrazione clandestina” e da’ ragione alle istanze della non maggioranza. ”Bene la presa d’atto” del premier, ha sottolineato il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini.

”La sicurezza e’ un tema che non ammette strumentalizzazioni – ha tagliato corto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito – il governo si rimette alla volonta’ del Parlamento”. E intanto, proprio il Parlamento, attende di conoscere il ‘ddl-fantasma’ che, ha assicurato sempre Vito, ”dovrebbe arrivare nelle prossime ore”. ”Fino ad ora – ha avvertito il capogruppo Udc al Senato Giampiero D’Alia – nessuno ha letto il testo e sa cosa dica”. E’ impossibile dare un giudizio d’insieme sul pacchetto sicurezza, ha incalzato Felice Casson (Pd), perche’ del ddl non c’e’ traccia. Nell’attesa si va avanti con il decreto, la cui discussione generale e’ cominciata ieri davanti alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato.

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