Il primo bilancio sull’emersione dei lavoratori stranieri in un report del Ministero dell’Interno. Alto tasso di rigetti
Roma – 7 febbraio 2013 – Quasi diecimila lavoratori stranieri hanno tagliato il traguardo e potranno finalmente mettersi in tasca un permesso di soggiorno, mentre le famiglie o le imprese che li hanno assunti sono al sicuro dalle sanzioni. Per altri diecimila, però, la corsa è finita male.
È il primo bilancio della regolarizzazione, a poco meno di quattro mesi dall’invio delle domande. Al 15 ottobre ne erano arrivate circa centotrentacinquemila, e fino a ieri poco più di cinquantamila risultavano già “lavorate”, come si legge nel prospetto compilato dal ministero dell’Interno che pubblichiamo in fondo alla pagina.
Iniziamo dai promossi. In poco meno di diecimila casi, lavoratore e datore si sono seduti davanti allo Sportello Unico dell’Immigrazione, hanno firmato il contratto di soggiorno ed è partita la richiesta del permesso. Tutto bene, quindi: il rapporto di lavoro e il cittadino straniero sono diventati a tutti gli effetti regolari.
Finirà probabilmente così anche per gli ottomila convocati, e per i quasi ventimila che hanno già avuto il via libera di Questura e Prefettura e quindi sono il lista d’attesa per la convocazione. Sono invece un’incognita le seimila pratiche in fase di integrazione: se verrà presentata la documentazione aggiuntiva richiesta dallo Sportello Unico per l’Immigrazione, semaforo verde, altrimenti la domanda di emersione sarà rigettata.
Le bocciature del resto, si sono già fatte sentire. Eccome. Diecimila rigetti su cinquantamila pratiche lavorate sono un tasso decisamente alto. E, se venisse confermato anche nei prossimi report, limiterebbe ulteriormente l’efficacia di una regolarizzazione che già molti, in base al numero di domande presentate, hanno giudicato troppo limitata rispetto al reale bacino della clandestinità.
In questa prima fase, comunque, le valutazioni sono premature. Anche perchè, se si passa dai dati nazionali alla situazione nelle singole province, gli scenari sono molto variabili.
A Roma, il responsabile dello Sportello Unico sull’Immigrazione Fernando Santoriello spiega: “Le pratiche già lavorate, oppure lavorabili, perché ci sono già i pareri di Questura e Direzione Territoriale del Lavoro, sono circa tremilacinquecento. Millecinquecento le abbiamo chiuse positivamente con la firma del contratto e la richiesta del permesso, per poco più di un migliaio c’è una richiesta di integrazione o un parere negativo e per le altre sono partite le convocazioni”.
Rigetti? “Per ora non ne abbiamo fatto ancora nessuno. Di fronte a un parere negativo, spesso chiediamo un’integrazione o comunque mandiamo un preavviso di rigetto. I tempi, prima che la domanda venga definitivamente respinta, sono piuttosto lunghi. È naturale – sottolinea Santoriello – che le pratiche che non presentano problemi vengano definite molto più velocemente”.
Elvio Pasca