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Riace e l’Europa: il modello Lucano per un’accoglienza diffusa

Roma, 18 febbraio 2025 – Lo scorso fine settimana, il piccolo comune di Riace è stato nuovamente al centro del dibattito sull’integrazione e l’accoglienza, grazie a un incontro con Mimmo Lucano, ex sindaco e oggi parlamentare europeo, volto a rilanciare il cosiddetto “modello Riace” su scala europea. L’evento ha riunito attivisti e operatori sociali provenienti da diverse province calabresi e dalla Sicilia, oltre a numerosi partecipanti collegati online. Tra i relatori principali figuravano Sasà Albanese, Peppino Lavorato e lo stesso Lucano, con l’obiettivo di discutere strategie per l’europeizzazione del modello di accoglienza sviluppato nel borgo calabrese.

Questo articolo, elaborato da un testo scritto dalla giornalista Carmela Commodaro, racconta i punti salienti dell’incontro e le prospettive future del progetto di accoglienza.

Un modello sotto attacco, ma vivo

Nel corso dell’incontro, Sasà Albanese ha sottolineato la necessità di mantenere vivo il progetto di Riace nonostante le difficoltà politiche e giudiziarie affrontate negli ultimi anni. In particolare, ha evidenziato come la recente sentenza della Cassazione abbia ribaltato le accuse più gravi rivolte a Lucano, confermando che la sua amministrazione non ha mai operato al di fuori della legalità. Tuttavia, permangono ostacoli burocratici, come il possibile inserimento del Comune di Riace nella lista dei comuni a rischio decadenza in base alla legge Severino, nonostante l’assoluzione della maggior parte delle accuse.

L’europeizzazione del modello Riace

Mimmo Lucano ha espresso la volontà di portare il modello Riace all’attenzione del Parlamento Europeo, proponendo una normativa che incentivi il ripopolamento dei borghi abbandonati attraverso politiche di accoglienza strutturata. Secondo Lucano, la vera alternativa alle politiche di chiusura e respingimento proposte dalla destra europea risiede nella costruzione di comunità inclusive, capaci di trasformare l’arrivo dei migranti in un’opportunità di rinascita sociale ed economica. «Riace ha dimostrato che l’integrazione può essere una risposta all’abbandono e allo spopolamento – ha dichiarato Lucano – mentre le attuali politiche europee puntano sulla criminalizzazione dell’immigrazione e sulle deportazioni».

Una lotta politica e sociale

L’incontro ha messo in evidenza anche il carattere politico della battaglia per l’accoglienza, definita da Lucano come una sfida contro la “genetica della destra”, che diffonde odio e paura nei confronti della diversità. Secondo il parlamentare europeo, la persecuzione giudiziaria nei suoi confronti è stata motivata dalla volontà di ostacolare un modello di accoglienza che smentisce la narrazione dell’“invasione”.

La discussione ha poi toccato temi più ampi, come la necessità di un’alternativa di sinistra in grado di affrontare problemi strutturali come la sanità e le infrastrutture nelle regioni più marginalizzate d’Italia. In questo senso, il collettivo nato attorno alla figura di Lucano si propone di diventare un punto di riferimento per una politica alternativa basata sulla solidarietà e la giustizia sociale.

Prossime tappe: San Ferdinando e oltre

Il prossimo incontro si terrà a San Ferdinando, nei pressi delle baraccopoli abitate da migranti impiegati nei campi agricoli della Piana di Gioia Tauro. L’obiettivo sarà denunciare le condizioni disumane in cui vivono queste persone e avanzare proposte concrete per la loro inclusione sociale. All’evento parteciperà anche il vescovo Bregantini, segno di un’attenzione crescente anche da parte delle istituzioni religiose.

L’incontro di Riace ha rappresentato dunque un importante momento di riflessione e rilancio per un modello che, nonostante gli attacchi ricevuti, continua a essere un simbolo di resistenza e umanità. Come ha ribadito Giuseppe Lavorato in chiusura del dibattito, la lotta per l’accoglienza non è solo una battaglia per i diritti dei migranti, ma una difesa più ampia della democrazia e della libertà in un’epoca segnata dall’avanzata di politiche repressive e discriminatorie.

La sfida, ora, è tradurre questa visione in una proposta politica concreta che possa trovare spazio nell’Unione Europea, per costruire una società più giusta e inclusiva.

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