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Riccardi: “Auguri alle donne immigrate, i loro figli siano italiani”

Il messaggio del ministro dell’Integrazione per l’8 marzo: “Sono un veicolo di integrazione formidabile. Ora riforma della cittadinanza per disegnare una società aperta”

Roma – 8 marzo 2012 – “Vorrei fare gli auguri a tutte le donne, specie a quelle che vivono condizioni di difficoltà a causa della crisi economica. Come ministro dell’Integrazione vorrei in particolare rivolgere un pensiero alle donne immigrate, che sono un veicolo di integrazione formidabile nel tessuto sociale italiano”.

Lo scrive il ministro dell’Integrazione Andrea Riccardi, in messaggio per l’8marzo dedicato alle donne straniere in Italia: “Sono quelle donne a cui spesso affidiamo le cose più care – la cura dei figli, degli anziani e delle case – ma anche quelle che, provenendo da contesti dove la dignità della donna è, non di rado, minacciata da povertà, malattie, discriminazioni e persino mutilazioni genitali, integrandosi in Italia diventano un motore per il cambiamento di cultura nei loro rispettivi Paesi”.

“Le donne – ricorda il ministro  – rappresentano il 53 per cento dell’immigrazione in Italia e coprono la maggior parte del lavoro domestico . Un saluto voglio rivolgere  alle 100 mila donne immigrate, mediamente giovanissime, che sono diventate imprenditrici e che danno lavoro a italiani e stranieri”.

“C’è poi il triste capitolo della tratta e dello sfruttamento della prostituzione, anche minorile. Va fatto ogni sforzo – scrive Riccardi – per combattere questa piaga, applicando le leggi italiane che sono all’avanguardia. Così come non vanno tollerati comportamenti e consuetudini contrari alla dignità della donna e ai suoi diritti di uguaglianza, sanciti dalla nostra Costituzione e dalle leggi”.

“Alle donne immigrate, protagoniste – insieme a tante italiane – di concrete azioni di integrazione, dialogo e convivenza, credo che più di tante parole vada espresso il sostegno attraverso azioni politiche concrete, come il riconoscimento della cittadinanza per i figli nati in Italia e/o che studiano nelle nostre scuole. Un passo che considero fondamentale per disegnare una società aperta, pacifica, integrata, rispettosa delle diversità e delle leggi”.
 

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