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Richieste di asilo in crescita: si allungano sempre di più i tempi di attesa

Roma, 28 novembre 2022 – Su 69.991 richieste di asilo presentate tra il 1 gennaio e l’11 novembre 2022, solamente 50.846 sono state processate. Tra queste, 28.724 si sono concluse con un “diniego”. Ci sono delle caratteristiche però che le accomunano praticamente tutte: la difficoltà di accesso alla richiesta di protezione internazionale, i tempi lunghissimi di attesa, le domande illegittime. Insomma, in un’unica parola, la burocrazia. E per questo le associazioni di categoria hanno lanciato un appello.

Richieste di asilo, l’appello delle associazioni di categoria

Nel 2022 sono state presentate il 57% delle richieste di asilo in più del 2022 (circa 44mila). Secondo i dati presentati dal Viminale, sono crescite le istanze pendenti (46.850 all’11 novembre), segnando un aumento del 49,62% rispetto alle 31.312 del 2021. Nonostante le domande, però, le organizzazioni del Terzo settore, impegnate nella tutela dei diritti dei migranti e nell’accoglienza, continuano a denunciare gravissime criticità rispetto all’accesso alla richiesta di protezione internazionale presso alcune Questure. A Milano, a Roma, a Catania, a Palermo e in altre città italiane, infatti, pochissime persone al giorno riescono ad avere accesso agli uffici preposti. E i tempi di attesa sono di almeno quattro settimane.

Questo significa che la possibilità di richiedere protezione internazionale viene significativamente ridotta, provocando una grave violazione delle norme europee e nazionali ai fini dello status di rifugiato. Esiste un decreto legislativo, il n.25 del 2008, però, che ribadisce l’importanza di un tempestivo accoglimento della manifestazione della volontà di richiedere protezione internazionale. Non solo: prescrive inoltre, a tal fine, dei precisi termini. E anche la legislazione europea tutela i migranti da questo punto di vista, prevedendo modalità e termini tassativi per la registrazione delle domande di protezione internazionale. Quella che i profughi vivono in Italia, quindi, è una vera e propria mancanza della tutela di questo diritto.

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