Roma – 4 febbraio 2015 – Stop alle retate anticlandestini, accoglienza per i richiedenti asilo, cittadinanza alle seconde generazioni. Anche sul fronte dell'immigrazione, il nuovo governo greco guidato da Alexis Tsipras promette di essere di rottura e di cambiare il volto di un paese più volte finito sotto accusa per il modo in cui tratta migranti e profughi.
Solo qualche giorno fa, l'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati raccomandava: "Non rimandate i richiedenti asilo in Grecia, lì non sono tutelati". Oggi Tasia Christodoulopoulou, neo vice Ministro per le Politiche dell'Immigrazione, annuncia in un'intervista a left.gr che ormai “la violazione dei diritti umani dei migranti è cosa passata”.
"Nel nostro Paese arrivano soprattutto profughi di guerra, a queste persone dobbiamo dare l'asilo e la protezione garantita dai trattati internazionali" dice Christodoulopoulou, avvocato e attivista per i diritti umani e contro il razzismo. Parallelamente, chiede più solidarietà all'Ue, con una distribuzione dei richiedenti asilo tra i vari Stati membri, e una revisione del trattato di Dublino, che obbliga il paese d'ingresso a farsene carico. Un tema all'ordine del giorno anche in Italia.
Il nuovo governo vuole intervenire anche sugli attuali campi di detenzione per i migranti, che Syriza e Christodoulopoulou considerano dei lager. "Queste strutture sono incompatibili con il senso di umanità, con lo stato di diritto e con ogni ragionevolezza" dice il viceministro.
Addio anche alle "operazioni di pulizia" contro l'immigrazione irregolare avviate dal passato governo, come la famigerata Zeus Xenios. I poliziotti impegnati in quelle operazioni sono stati accusati di abusi nei confronti di immigrati. Secondo Amnesty International tra aprile 20012 e giugno 2013 120 mila persone sono state fermate e controllate con l'etnic profiling, cioè solo sulla base del loro aspetto "esotico", una pratica razzista.
Nell'intervista il viceministro greco conferma anche la volontà di riformare la legge sulla cittadinanza, a favore delle seconde generazioni. "Noi, come Syriza, abbiamo più volte dchairato che questi bambini sono greci. Vivono qui, sono cresciuti qui, non hanno un'altra patria e quindi bisogna dare loro la cittadinanza".
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