La Manna (Centro Astalli): “Vergogna chiamarla emergenza, è così ogni anno. Al Viminale ancora nessuna delega sull'immigrazione, nessuno vuole governare questo fenomeno”
Roma – 18 giugno 2013 – ''Il dramma ogni anno si ripete uguale a se stesso: la partenza dei barconi dal Nord Africa, i traffici di esseri umani, lo sbarco tra mille difficoltà sulle coste italiane di Lampedusa e troppo spesso anche la morte. Come si fa, allora, a parlare ancora di emergenza? Chi lo fa, oggi, e' in cattiva fede e deve vergognarsi''.
Così padre Giovanni La Manna, responsabile italiano del Jesuit Refugee Service e presidente del "Centro Astalli" di Roma, attraverso il quale la Compagnia di Gesù offre aiuto e servizi a rifugiati e immigrati.
Ricorda il presidente del Centro Astalli: ''Si parla sempre di immigrati irregolari, c'e' chi arriva a definirli clandestini, ma per il 70% si tratta di persone che hanno diritto al riconoscimento del loro status giuridico di rifugiati. Qualcuno può spiegarmi -chiede- come possono fare queste persone ad arrivare in maniera 'regolare' e soprattutto sicura? Eppure, hanno diritto d'asilo politico''.
La Manna chiede ''che vengano costituiti canali umanitari sicuri, sottraendo questi migranti agli sfruttatori: a chi conviene tenere in vita questo traffico, salvo poi far finta di commuoversi quando si verificano tragedie in mare come questa recente nel Canale di Sicilia? Si continua nell'indifferenza, senza fare nulla ma spendendo soldi per l'accordo con la Libia o per Frontex. Lampedusa e'al collasso: l'isola siciliana accoglie e fa in pieno la sua parte, ma poi queste persone vengono lasciate per l'Italia in completo abbandono''.
''Il fatto che il governo non abbia ancora assegnato la delega all'immigrazione, all'interno del ministero del Viminale, e' un segnale negativo, lampante e sintomatico che nessuno vuole occuparsi di immigrazione'' denuncia il gesuita.
''Nessuno vuole governare questo fenomeno ne' i precedenti governi, prima di sinistra e poi di destra, ne' quello tecnico, ne' questo di larghe intese. Spero almeno che la presenza nell'Esecutivo di un ministro come Cecile Kyenge sia un aiuto concreto, visto il suo percorso individuale e la conoscenza diretta che ha delle difficoltà e della realtà. È di sicuro un punto di forza nel governo, per affrontare con onestà intellettuale il tema immigrazione''.