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Scola: “Sempre più nuovi italiani, fare i conti con il meticciato di civiltà e di culture”

Il discorso per Sant’Ambrogio dell’Arcivescovo di Milano tutto dedicato alla libertà di religione. “Cartina di tornasole del grado di civiltà delle nostre società plurali”

Roma – 7 dicembre 2012 – Nel 2013 ricorrerà il diciassettesimo centenario dell’”Editto di Milano”, con cui l’imperatore Costantino pose fine alle persecuzioni contro i cristiani e proclamò la neutralità dello Stato di fronte alle fedi. E proprio ricordando questo anniversario,  l’arcivescovo di Milano Angelo Scola ha dedicato ieri al tema della libertà religiosa il tradizionale discorso per i primi vespri della solennità di Sant’Ambrogio.

Secondo Scola “oggi nelle società civili occidentali, soprattutto europee, le divisioni più profonde sono quelle tra cultura secolarista e fenomeno religioso, e non – come spesso invece erroneamente si pensa – tra credenti di diverse fedi”. L’ aconfessionalità dello Stato andrebbe invece ripensata “nel quadro di un rinnovato pensiero della libertà religiosa. È necessario uno Stato che, senza far propria una specifica visione, non interpreti la sua aconfessionalità come “distacco”, come una impossibile neutralizzazione delle mondovisioni che si esprimono nella società civile, ma che apra spazi in cui ciascun soggetto personale e sociale possa portare il proprio contributo all’edificazione del bene comune”.

“Oggi più che mai – ha detto ancora il cardinale – questo tema rappresenta la più sensibile cartina di tornasole del grado di civiltà delle nostre società plurali.  Infatti se la libertà religiosa non diviene libertà realizzata posta in cima alla scala dei diritti fondamentali, tutta la scala crolla. La libertà religiosa appare oggi come l’indice di una sfida molto più vasta: quella della elaborazione e della pratica, a livello locale ed universale, di nuovi basi antropologiche, sociali e cosmologiche della convivenza propria delle società civili in questo terzo millennio”.

L’arcivescovo ha quindi ricordato che “la città di Milano e le terre lombarde sono e saranno sempre più abitate da tanti nuovi italiani (immigrati di prima, seconda e terza generazione). Saranno chiamate a fare i conti con il processo storico (sottolineo processo storico e non progetto sincretistico) di meticciato di civiltà e di culture, a mostrare la capacità di rispettare la libertà di tutti, di edificare il corpo ecclesiale e un buon tessuto sociale trasmettendo fede e memoria”.

“Il nostro è un tempo che domanda una nuova, larga cultura del sociale e del politico. I molti frammenti ecclesiali e civili che già oggi anticipano la Milano del futuro sono chiamati a lasciar trasparire il tutto. L’insieme – ha concluso Scola – deve brillare in ogni frammento a beneficio della comunità cristiana e di tutta la società civile. Vita buona e buon governo vanno infatti di pari passo.

 

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