Sì alla partecipazione dei giovani non italiani “regolarmente soggiornanti”. Un emendamento al ddl Terzo Settore recepisce finalmente le decisioni dei tribunali e della Corte Costituzionale
Roma – 10 marzo 2016 – Dopo anni di battaglie e sentenze dei giudici e della Corte Costituzionale, l’accesso dei giovani stranieri al Servizio Civile verrà finalmente scritto anche nella legge, eliminando definitivamente un’ingiusta discriminazione.
Gli ultimi bandi del Servizio Civile Nazionale sono stati aperti anche ai ragazzi privi della cittadinanza italiana, per lo più figli di immigrati cresciuti in Italia, le cosiddette seconde generazioni. Merito dei ricorsi antidiscriminazione presentati e vinti da alcuni di quei ragazzi insieme ad associazioni e sindacati, che hanno portato infine la Consulta a dichiarare incostituzionale il requisito della cittadinanza italiana.
Mentre accadeva tutto questo, il governo presentava in Parlamento una riforma del Terzo Settore che voleva riscrivere anche le regole del Servizio Civile, ma nella quale non si interveniva espressamente sull’accesso dei giovani stranieri. Anche la Camera dei Deputati, dando il primo sì alla riforma, non aveva avuto il coraggio di aggiungere una riga che chiarisse le cose una volta per tutte.
Ora la riforma del Terzo Settore è in Senato, dove finalmente si sono dati una mossa. È bastato un emendamento, presentato dal relatore Stefano Lepri (PD) e approvato l’8 marzo con il parere favorevole del governo. Il testo originario diceva che il governo deve programmare ogni tre anni i “contingenti di giovani di età compresa tra 18 e 28 anni che possono essere ammessi al servizio civile”. L’emendamento ha specificato che quei “giovani”, possono essere “italiani e stranieri regolarmente soggiornanti”.
Sono solo poche parole, ma faranno la differenza.
EP